La famiglia Morione non aveva mai ricevuto richieste estorsive, ma la pescheria “Il Delfino” di Boscoreale, gestita da Antonio Morione, era già stata bersaglio di due raid in passato. Uno di questi raid culminò tragicamente il 23 dicembre 2021, quando Antonio fu ucciso durante un tentativo di rapina, proprio davanti alla sua famiglia. L’omicidio avvenne alla vigilia di Natale, lasciando la comunità di Boscoreale sconvolta dal lutto.
Ieri, nel corso del processo contro i quattro imputati accusati di essere i killer del commerciante, l’aula 116 della Corte d’Assise di Napoli ha vissuto momenti di grande tensione e dolore. I fotogrammi del video che documentano l’assassinio di Antonio Morione sono mostrati in aula, suscitando uno shock tra i presenti, in particolare per la vedova, Maria Rossi, visibilmente scossa e in lacrime di fronte a quelle immagini crude.
Il figlio di Antonio, Tancredi Morione, è stato il primo a testimoniare, rispondendo alle domande del pubblico ministero Andreana Ambrosino. Durante la sua testimonianza, Tancredi ha raccontato nei dettagli quella tragica notte: «Ricordo un uomo con il volto coperto e vestito di scuro entrare nella pescheria. Ha puntato la pistola prima contro mia sorella e poi contro la mia fidanzata. Papà capì subito cosa stava succedendo e nascose il marsupio con i soldi. Poi uscì e squarciò una gomma dell’auto dei rapinatori per impedire loro la fuga, ma pochi istanti dopo gli spararono».
Nel video mostrato in aula, si vedono due membri del commando: uno resta all’esterno armato, mentre l’altro entra nella pescheria per rubare gli incassi. Antonio, nel tentativo di difendersi e di fermare i rapinatori, squarcia la gomma del loro veicolo, ma subito dopo il rapinatore armato passa la pistola al complice, che spara un colpo letale alla nuca di Antonio mentre stava rientrando nel negozio.
Tancredi ha poi raccontato gli ultimi strazianti momenti di vita del padre: «Papà non ha mai riconosciuto i killer, né ha fornito dettagli su chi fossero gli uomini del commando. Quando l’ho visto accasciato a terra in una pozza di sangue, gli ho fatto domande per sapere chi fosse stato, ma non mi ha mai risposto». Questo dettaglio confuta la frase che in passato era attribuita a Antonio Morione, secondo cui avrebbe riconosciuto gli aggressori dicendo “Song’ ra Torr, song e ngopp a Lava”.
Sebbene la famiglia non avesse mai ricevuto richieste di pizzo, la pescheria “Il Delfino” era già stata bersaglio di atti criminali. Prima dell’omicidio, si erano verificati due attacchi: una stesa (una sparatoria intimidatoria) e un incendio doloso, episodi che Antonio aveva prontamente denunciato alle forze dell’ordine. Tuttavia, nonostante queste segnalazioni, il destino del commerciante segnò quella tragica sera di dicembre.
Il processo contro i quattro imputati continua, mentre la comunità di Boscoreale, ancora profondamente colpita, attende giustizia per la famiglia Morione e per Antonio, vittima di un’aggressione brutale che ha spezzato la sua vita e sconvolto la sua famiglia.