Il Governo italiano sta valutando una nuova misura rivolta ai lavoratori che, nonostante abbiano raggiunto i requisiti per la Pensione di Vecchiaia o la Pensione Anticipata, scelgono di rimanere al lavoro ancora per qualche anno. Questo nuovo bonus, che potrebbe ricalcare il modello del Bonus Maroni introdotto nel 2004, rappresenta un incentivo per chi decide di posticipare la pensione, offrendo un aumento economico in busta paga.

Cosa Prevede il Nuovo Bonus
Secondo le ultime indiscrezioni, il bonus proposto dal Governo si tradurrebbe in un extra in denaro per chi sceglie di continuare a lavorare oltre i 67 anni. Il vantaggio economico sarebbe un’aggiunta alla busta paga per i lavoratori sia del settore pubblico che di quello privato. Al momento, i dettagli precisi non sono ancora definiti, ma la misura è stata pensata per evitare che i lavoratori più esperti lascino prematuramente il mondo del lavoro, trattenendoli in azienda o in ufficio.

Confronto con il Bonus Maroni
Questo nuovo bonus ricorda per certi aspetti il Bonus Maroni, introdotto nel 2004 dall’ex Ministro del Lavoro Roberto Maroni e ripreso nel 2023 e 2024. Il Bonus Maroni aveva lo scopo di disincentivare l’uscita anticipata dal lavoro, offrendo una riduzione del cuneo contributivo per chi ritardava la pensione. In pratica, il lavoratore che maturava i requisiti di Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) poteva scegliere di continuare a lavorare ottenendo un aumento lordo nella busta paga, derivante dal mancato pagamento del contributo IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti), pari al 9,19%. Questo bonus, però, aveva l’effetto di ridurre l’assegno pensionistico finale.

Incentivi per la Pubblica Amministrazione
L’ipotesi di un bonus per trattenere i lavoratori si affianca alla proposta già avanzata dal Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo. Questa misura mira a trattenere i dipendenti pubblici con maggiore esperienza fino all’età di 70 anni, su base volontaria. Secondo il Governo, questo consentirebbe alla Pubblica Amministrazione di mantenere risorse ad alto know-how e di gestire in modo efficace il passaggio di consegne tra le generazioni.

Il Documento Strutturale di Bilancio evidenzia come tale misura possa essere applicata non solo agli uffici centrali dello Stato, ma anche agli Enti Locali, come Comuni e Regioni.

Pensione Anticipata 2025: Le Proposte in Discussione
Sul fronte delle pensioni anticipate, il Governo non ha ancora preso decisioni definitive per il 2025. Al momento, sembrano confermate misure come Opzione Donna e Ape Sociale, ma le scarse adesioni registrate nel 2023 potrebbero portare a delle modifiche. Per Opzione Donna, l’età di uscita potrebbe rimanere fissata a 61 anni, con 35 anni di contributi, mentre per Ape Sociale si prevede il mantenimento dell’uscita a 63 anni e 5 mesi, con i requisiti contributivi che variano dai 30 ai 36 anni a seconda del settore di appartenenza.

Un’altra proposta in fase di valutazione è la Quota 41 light, che permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione con soli 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Tuttavia, l’introduzione di questa misura richiederebbe un ingente investimento da parte dello Stato, stimato in diversi miliardi di euro.

Il nuovo bonus per i lavoratori rappresenta una possibile opportunità per chi, pur avendo raggiunto i requisiti per la pensione, decide di restare attivo nel mondo del lavoro. Questa misura, se confermata, potrebbe affiancarsi a quelle già in essere, come il Bonus Maroni e il taglio del cuneo contributivo per i redditi medio-bassi. Con il 2025 alle porte, si attende la definizione delle politiche sulle pensioni anticipate, con particolare attenzione alla riconferma o modifica delle attuali opzioni, come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale.