Il taglio dell’Irpef sul secondo scaglione di reddito, previsto per il 2025, potrebbe non vedere la luce. Nonostante l’intenzione del governo di ridurre l’aliquota dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.001 e 50.000 euro, le risorse necessarie per finanziare questo intervento sono legate ai risultati del concordato preventivo biennale, i cui primi dati non sono incoraggianti.

Il Piano del Governo per il Taglio Irpef
Il governo Meloni aveva progettato una riduzione delle aliquote fiscali per alleggerire il peso fiscale sulle famiglie. Dopo il primo intervento nella legge di Bilancio 2024, che ha accorpato gli scaglioni Irpef fino a 28.000 euro, con un risparmio fino a 260 euro annui, la nuova manovra puntava a estendere questo beneficio al secondo scaglione di reddito, ovvero per chi guadagna tra 28.001 e 50.000 euro. L’obiettivo era ridurre l’aliquota dal 35% al 33%, permettendo ai contribuenti un ulteriore risparmio di massimo 440 euro all’anno.

Inoltre, nei piani del governo, vi era l’intenzione di estendere questi vantaggi fiscali ai redditi fino a 60.000 euro, ampliando quindi la platea di beneficiari. Tuttavia, questa proposta dipende strettamente dai fondi che il governo sperava di ottenere attraverso il concordato preventivo biennale.

Concordato Preventivo: Fallimento Imminente?
Il concordato preventivo biennale è una misura fiscale introdotta per incentivare il recupero di risorse attraverso un accordo tra contribuenti e fisco. I risultati di questa misura, che sarà valutata a metà novembre, sono fondamentali per finanziare il taglio dell’Irpef previsto per il 2025. Tuttavia, secondo le prime anticipazioni riportate da Il Sole 24 Ore, i dati raccolti fino ad ora non sono positivi. Si stima che solo una piccola parte dei contribuenti abbia aderito al concordato, con un tasso di adesione inferiore al 10%.

Le ragioni di questa bassa adesione sembrano essere legate ai tempi ristretti messi a disposizione per valutare l’adesione al concordato, un problema evidenziato da molti operatori fiscali. Circa 8 operatori su 10 ritengono che il periodo per prendere una decisione sia stato troppo breve, spingendo molti contribuenti a rinunciare per evitare eventuali ripensamenti futuri.

Le Conseguenze per il Taglio Irpef
L’eventuale fallimento del concordato preventivo biennale metterebbe a rischio i fondi necessari per sostenere il nuovo taglio dell’Irpef. Senza queste risorse, l’ulteriore riduzione dell’aliquota per i redditi tra 28.001 e 50.000 euro, così come l’estensione del beneficio fino a 60.000 euro di reddito, potrebbe non essere realizzata.

Di conseguenza, il bonus da 440 euro annui che doveva aggiungersi a quello di 260 euro già attivo nel 2024, rischia di non concretizzarsi, deludendo le aspettative di molti lavoratori dipendenti e pensionati.

Le Prospettive Future
Nonostante le prime indicazioni non siano favorevoli, il governo ha deciso di attendere i dati ufficiali, previsti per metà novembre, prima di prendere una decisione definitiva. Tuttavia, il rischio che il taglio dell’Irpef per il 2025 venga accantonato è elevato, soprattutto se non si riusciranno a recuperare le risorse necessarie dal concordato.

Se i risultati del concordato preventivo biennale si confermeranno deludenti, il governo potrebbe non riuscire a finanziare le misure previste per il 2025, tra cui il nuovo taglio dell’Irpef e il bonus da 440 euro in busta paga. Questo comporterebbe un significativo passo indietro nelle politiche fiscali promesse per alleggerire il carico sulle famiglie italiane.