Un incidente stradale avvenuto il 14 maggio 2023 sull’A30, nei pressi dello svincolo di Mercato San Severino, ha causato la morte di tre giovani, tra cui i due figli dell’imputato: una ragazzina di 14 anni, un bimbo di 8 e un giovane di 16, fidanzato della figlia maggiore. A distanza di oltre un anno da quella tragica giornata, il padre delle vittime, B.H., un 36enne originario di Pagani ma residente a San Valentino Torio, ha patteggiato una pena di quattro anni di reclusione. L’uomo era accusato di triplice omicidio stradale e assistito dall’avvocato Alessandro Laudisio.
L’incidente avvenne in condizioni meteorologiche avverse, con l’auto della famiglia, una Toyota Yaris, che perse il controllo mentre viaggiava sulla carreggiata Nord dell’autostrada. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Nocera Inferiore, il veicolo aveva pneumatici inadeguati con battistrada insufficiente, e viaggiava a una velocità leggermente superiore a quella consentita. Queste violazioni del codice della strada, unite alla pioggia, contribuirono alla dinamica fatale.
L’auto, dopo aver sbandato, impattò violentemente contro il guard-rail, provocando una brusca rotazione e terminando la corsa nella corsia centrale, in contromano. L’impatto fu talmente forte che i tre ragazzi seduti nei sedili posteriori furono sbalzati fuori dall’abitacolo. La figlia 14enne dell’imputato morì sul colpo, finendo nel canaletto di scolo. Gli altri due giovani morirono nei giorni successivi a causa delle gravi ferite riportate.
L’imputato ne uscì illeso, mentre la moglie, che viaggiava al suo fianco, riportò gravi ferite al volto, tra cui politraumi e fratture multiple. Le sue condizioni migliorarono solo dopo mesi di cure.
Dopo l’incidente, l’uomo dichiarò che l’auto aveva sbandato a causa del malfunzionamento degli pneumatici, nonostante avesse dichiarato di viaggiare a una velocità regolare. Le indagini tecniche e le testimonianze hanno però confermato le condizioni precarie del veicolo, nonché le violazioni delle norme stradali.
La settimana scorsa, B.H. ha concordato la pena con la procura e ha patteggiato, ottenendo una condanna a quattro anni di reclusione. Questo patteggiamento chiude il capitolo giudiziario di una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nella vita della famiglia e della comunità coinvolta.