I recenti sviluppi dell’indagine sulle presunte molestie sessuali al Fatebenefratelli di Benevento hanno portato all’arresto di due persone: Giovanni Vetrone, cardiologo sessantenne, e Antonio Zito, viceprocuratore onorario di 58 anni. Entrambi, già agli arresti domiciliari, sono ora in custodia cautelare in carcere, rispettivamente a Benevento e Taranto.
I protagonisti e le accuse
Giovanni Vetrone, all’epoca dei fatti cardiologo presso l’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, e Antonio Zito, viceprocuratore onorario in servizio a Lecce, sono accusati di aver commesso molestie sessuali su alcune pazienti durante visite mediche. Secondo l’accusa, Zito si sarebbe presentato come assistente del medico durante le visite, partecipando attivamente alle azioni illegali.
Le molestie sarebbero state riprese e diffuse tramite un telefonino nascosto sotto la scrivania. Questo dettaglio costituisce un elemento chiave dell’indagine condotta dal PM Chiara Maria Marcaccio, con il supporto della Guardia di Finanza.
Gli interrogatori e la difesa
Entrambi gli imputati hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere durante gli interrogatori davanti al giudice per le indagini preliminari (GIP) Maria Di Carlo. Giovanni Vetrone, detenuto presso il carcere di Benevento, ha rilasciato solo alcune dichiarazioni spontanee, negando ogni accusa e ribadendo di aver sempre svolto il proprio lavoro senza commettere abusi sessuali. Il suo legale, l’avvocato Nico Salomone, ha sottolineato la sua totale estraneità ai fatti contestati.
Antonio Zito, collegato in videoconferenza dal carcere di Taranto con il suo avvocato Umberto Del Basso De Caro, ha scelto di richiamarsi alle dichiarazioni già rilasciate in precedenti interrogatori del settembre 2023, negando fermamente ogni coinvolgimento nelle presunte molestie.
Il contesto delle indagini
Le accuse mosse contro Vetrone e Zito sono gravi e coinvolgono episodi che avrebbero avuto luogo all’interno di un ambulatorio ospedaliero. La presenza di filmati realizzati di nascosto costituisce un elemento probatorio di particolare importanza nell’inchiesta, che ha visto intensificarsi le misure restrittive con il passaggio degli imputati dagli arresti domiciliari alla detenzione in carcere.
L’indagine prosegue, con gli inquirenti impegnati a fare luce sugli episodi contestati e sulle responsabilità dei due imputati, mentre la difesa continua a sostenere l’innocenza dei propri assistiti.