Nella notte i carabinieri della compagnia Napoli Stella hanno fermato uno scooter Sym Symphony su cui viaggiavano due minorenni di 15 e 16 anni. L’intervento è avvenuto durante un controllo di routine, e i due giovani non hanno opposto alcuna resistenza all’identificazione e al controllo dei militari. Tuttavia, durante l’ispezione del mezzo, uno dei carabinieri ha notato la presenza di un’arma sul poggiapiedi, una pistola scacciacani calibro 8, che pur non essendo un’arma da fuoco reale, è spesso utilizzata per spaventare o intimidire in contesti criminali.
L’episodio ha destato particolare attenzione, non solo per l’età dei giovani coinvolti, ma anche per ciò che i carabinieri hanno scoperto durante la perquisizione del veicolo. Nel sottosella dello scooter, infatti, sono trovati alcuni indumenti sospetti: due giacche a vento di colore scuro, un cappellino e due paia di guanti. Questi capi di abbigliamento sono comunemente utilizzati da chi pianifica rapine, in quanto permettono di nascondere l’identità e confondersi facilmente nell’oscurità. Sebbene gli oggetti trovati non costituissero di per sé prove di un reato imminente, la loro combinazione con la pistola scacciacani ha sollevato preoccupazioni sulle possibili intenzioni dei giovani.
I due minorenni, incensurati e senza legami noti con ambienti criminali, sono stati immediatamente denunciati dai carabinieri per porto di strumenti potenzialmente offensivi e sono stati riaffidati ai rispettivi genitori. Le autorità hanno sottolineato come i ragazzi non fossero collegati a organizzazioni criminali, il che ha portato a considerare l’episodio come un caso isolato, forse frutto di emulazione o superficialità, piuttosto che un vero coinvolgimento in attività illecite.
La scoperta di una pistola, anche se finta, e degli abiti spesso usati nei furti ha comunque evidenziato l’importanza della prevenzione da parte delle forze dell’ordine, che in questo caso sono riuscite a intervenire prima che potesse verificarsi un atto criminale. Nonostante la denuncia, i ragazzi non hanno avuto precedenti con la legge, ma la vicenda ha messo in luce i rischi legati al possesso e all’utilizzo di oggetti potenzialmente pericolosi, anche in un contesto non criminale.