Una proposta di legge destinata a contrastare la glorificazione della criminalità organizzata, soprattutto sui social media, è ferma in Parlamento da circa un anno e mezzo. Presentata dal deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli, la legge mira a introdurre nel codice penale il reato specifico di “apologia della criminalità organizzata”. Questo strumento giuridico vuole combattere il fenomeno pericoloso per cui camorristi e criminali vengono spesso idolatrati come eroi, specialmente su piattaforme come TikTok.
Il Contesto e la Proposta
La proposta di Borrelli si colloca all’interno dell’articolo 414 del codice penale, che già prevede il reato di istigazione a delinquere. La novità consiste nell’introduzione di un nuovo articolo, il 414 ter, che definisce come aggravante l’apologia della criminalità organizzata. L’idea prende spunto dal 414 bis, già esistente, che riguarda l’istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia.
Nella proposta di legge, Borrelli prevede una pena di reclusione fino a tre anni per chi, attraverso spettacoli pubblici, diffusione di testi, produzioni audio o video, social network o altri mezzi telematici, inneggia a persone o fatti legati alla criminalità organizzata o mafiosa. La stessa pena è proposta per chi finanzia o promuove l’edificazione di murales o altarini dedicati a personaggi della malavita, un fenomeno che ha già destato scalpore in diverse occasioni.
La Situazione Attuale
Nonostante la sua rilevanza, la proposta di legge è rimasta bloccata nell’ufficio legislativo della Camera dei Deputati, senza che sia ancora discussa in Parlamento. Borrelli, che già nel 2021 aveva tentato di presentare una proposta simile al Consiglio Regionale della Campania, si dice pronto a chiedere spiegazioni sul motivo per cui l’iter legislativo sia fermo.
L’Obiettivo: Proteggere le Nuove Generazioni
La proposta di legge di Borrelli è rivolta principalmente a combattere l’influenza negativa che la criminalità organizzata esercita attraverso i social media. Non è un caso che il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, abbia definito TikTok una “vetrina delle mafie”. Borrelli intende colpire non solo i messaggi veicolati sui social, ma anche altre forme di esaltazione della malavita, come i testi di alcune canzoni neomelodiche che glorificano i criminali o denigrano chi lotta contro la criminalità.
La Sfida Legale e Culturale
Borrelli sottolinea che attualmente tali manifestazioni di apologia della criminalità non configurano un reato specifico, lasciando come uniche conseguenze l’indignazione pubblica e la condanna mediatica. La proposta di legge mira a colmare questa lacuna giuridica, offrendo uno strumento concreto per combattere un fenomeno che non solo distorce la realtà, ma minaccia anche di influenzare negativamente le giovani generazioni.