La cronaca nera italiana è popolata da figure emblematiche, ma poche hanno collezionato un curriculum criminale paragonabile a quello di Ana Zahirovic, meglio conosciuta come “Lady Scippo”. La sua storia, che si intreccia con una lunga serie di furti, scippi e arresti, è un esempio lampante di come un sistema legale possa essere manipolato a proprio vantaggio. Questa 31enne bosniaca, nata a Zagabria e madre di 10 figli, ha utilizzato le sue continue gravidanze come scudo per evitare il carcere, accumulando ben 148 reati nel corso di vent’anni di attività criminosa.

L’Inizio di una Carriera Criminale
Il viaggio di Zahirovic nel mondo della criminalità inizia precocemente. A soli sette anni, viene fermata dai carabinieri per furto all’interno di un negozio Oviesse a Roma. Questo primo episodio segna l’inizio di una lunga serie di crimini che la vedranno protagonista in diverse città italiane, con Roma e Milano come principali teatri delle sue operazioni.

Legata a una delle famiglie più note della criminalità rom balcanica, Zahirovic cresce in un ambiente dove il furto è un’abilità tramandata di generazione in generazione. All’età di 13 anni, ha già collezionato 30 reati nella Capitale, ma è solo nel 2007 che la sua carriera prende una piega ancora più seria, con le stazioni ferroviarie che diventano il suo principale terreno di caccia.

La Strategia delle Gravidanze
Uno degli aspetti più sconcertanti della storia di Ana Zahirovic è l’uso strumentale delle sue gravidanze per evitare la reclusione. Ogni volta che è arrestata, Zahirovic riesce a ottenere un rinvio della pena grazie al suo stato interessante. Questa tattica le permette di rimanere in libertà nonostante l’accumulo di condanne e reati. Nel 2019, ad esempio, è fermata a Milano con una condanna di oltre 24 anni ancora da scontare, ma anche in quel caso riesce a evitare il carcere grazie a un decreto di differimento pena.

L’Arresto Finale
Nonostante i suoi numerosi tentativi di eludere la giustizia, la carriera criminale di “Lady Scippo” sembra giunta a un punto di svolta. I carabinieri della stazione di Tor de’Cenci, a Roma, l’hanno arrestata nel campo rom di Castel Romano, trasferendola nel carcere di Rebibbia. Questa volta, Zahirovic dovrà affrontare un cumulo di pene che ammonta a 30 anni di reclusione, una condanna che riflette la somma dei 148 reati di cui è stata ritenuta responsabile.

Tuttavia, il condizionale rimane d’obbligo. Con una figlia di appena tre mesi, Zahirovic ha già incaricato i suoi legali di procedere con una nuova richiesta di rinvio della pena, cercando ancora una volta di sfruttare la maternità come scudo contro la giustizia.