Un’operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Salerno ha portato all’arresto di 23 persone, decapitando un’organizzazione criminale radicata nei territori di Pagani, San Marzano sul Sarno, Scafati e comuni limitrofi dell’Agro nocerino-sarnese. Tra i fermati figura anche un imprenditore di Nocera, che si ritiene avesse un ruolo chiave nelle infiltrazioni mafiose nel settore industriale.
Le Minacce e le Estorsioni: Il Metodo del Clan
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Elena Guarino e formalizzate nell’ordinanza di custodia cautelare redatta dal gip Pietro Indinnimeo, hanno rivelato metodi coercitivi brutali utilizzati dai membri del clan per costringere le vittime a pagare il pizzo. Le minacce includevano il rapimento dei figli degli imprenditori inadempienti. Per rafforzare tali minacce, le vittime erano messe in contatto diretto, tramite videochiamate dal carcere, con Rosario Giugliano, figura di spicco del sodalizio criminale, detenuto all’epoca nella casa circondariale di Siracusa.
Collaboratori di Giustizia e Operazione Coordinata
Il successo dell’operazione si deve anche alle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia che hanno fornito dettagli cruciali sulle dinamiche interne del clan e sui suoi membri. Questo ha permesso di formulare accuse circostanziate che hanno portato agli arresti. Durante una conferenza stampa, il capo della Procura di Salerno Giuseppe Borrelli ha evidenziato l’importanza di queste testimonianze per smantellare l’organizzazione.
Gli Arresti e le Accuse
Tra gli arrestati, Felice Aquino e Domenico Galasso, ritenuti i vertici del clan, sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso. La stessa accusa è stata formulata per Francesco Buono, Carlo Cordiano, Gennaro Cirota, Gianluca Tortora, Giuseppe Nappo, Francesco Vastola (agli arresti domiciliari), Alfonso Manzella e l’imprenditore Stefano Gambardella, considerato cruciale per le infiltrazioni nel comparto industriale.
Ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma senza l’accusa di associazione, anche per i sarnesi Carmine e Marco Amoruso; per Emanuele Amarante, di Nocera; Salvatore Casillo, di Pagani; Vincenzo Confessore, di Pagani; Daniele Confessore, di Pagani; Andrea De Vivo, di Pagani; Giuseppe D’Auria di Sant’Antonio Abate; Francesco Fezza, di Pagani; Francesco Formisano, di Poggiomarino; Nicola Francese, di Pagani; Salvatore Tommaso Iervolino di Poggiomarino e Diego Pagano di Boscoreale.
Altri individui arrestati senza l’accusa di associazione mafiosa includono Carmine e Marco Amoruso, Emanuele Amarante, Salvatore Casillo, Vincenzo e Daniele Confessore, Andrea De Vivo, Giuseppe D’Auria, Francesco Fezza, Francesco Formisano, Nicola Francese, Salvatore Tommaso Iervolino e Diego Pagano.
Il Contesto Criminale e le Prospettive Future
L’operazione si inserisce in un più ampio contesto di interventi mirati a combattere la criminalità organizzata nell’Agro nocerino-sarnese. Essa si collega a precedenti azioni svolte nel dicembre 2022 contro membri dei clan “Fezza – De Vivo” e “Giugliano”. Tuttavia, le autorità avvertono che il lavoro non è concluso, dati i continui mutamenti degli scenari criminali, influenzati dalle scarcerazioni di esponenti di rilievo della “Nuova Famiglia”.
Dichiarazioni delle Autorità
Nel corso della conferenza stampa, il prefetto di Salerno ha ribadito l’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata, sottolineando che “lo Stato c’è e continuerà a esserci”. Il comandante dei carabinieri di Salerno, colonnello Filippo Melchiorre, ha elogiato il lavoro sinergico delle forze dell’ordine e la determinazione della magistratura.