La vicenda ha avuto inizio il 25 dicembre 2022, quando Valeria Fioravanti si è recata in una struttura ospedaliera della capitale per rimuovere un ascesso. Tuttavia, nei giorni successivi, il quadro clinico della giovane donna è peggiorato drasticamente. Quattro giorni dopo l’intervento, Valeria si è presentata al Policlinico Casilino lamentando una forte cefalea associata ad altri sintomi. Nonostante la gravità della situazione, la diagnosi di meningite è stata mancata, venendo scambiata per un semplice mal di testa. Il 4 gennaio 2023, Valeria si è recata all’ospedale San Giovanni accusando dolori diffusi in tutto il corpo. Ancora una volta, la diagnosi non è stata adeguata.

Solo il 6 gennaio, dopo un ennesimo accesso al pronto soccorso del San Giovanni, è stata confermata la presenza di una meningite acuta. Purtroppo, il tempo perso si è rivelato fatale. Valeria finì trasferita in un’altra struttura della capitale, ma, mentre era già in coma, è deceduta il 10 gennaio.

La procura di Roma, durante l’udienza preliminare, ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per tre medici: uno del Policlinico Casilino e due dell’ospedale San Giovanni. Le accuse, a vario titolo, riguardano la sottovalutazione del quadro clinico di Valeria Fioravanti e la mancata effettuazione di una valutazione neurologica approfondita, che avrebbe potuto diagnosticare tempestivamente la meningite.

Gli avvocati dei familiari, Leonardo Lener, Kevin Chiani e Andrea Thau, si sono associati alla richiesta della procura, sottolineando le gravi negligenze che hanno contribuito alla tragica morte della giovane donna. La decisione del GUP è attesa per il prossimo 27 giugno.