Una mossa inaspettata ha acceso il dibattito intorno alla Sugar Tax in particolare per le bibite, con annesse polemiche, dopo l’approvazione di un emendamento al decreto Superbonus da parte del governo italiano. Questo emendamento sblocca la tassa sulle bibite zuccherate, coinvolgendo marchi familiari come Coca Cola, Fanta, Pepsi e una vasta gamma di altre bevande, tra cui succhi di frutta, tè e bevande sportive. Le aziende prevedono ora aumenti di prezzo in risposta a questa decisione. Dopo anni di rimandi dalla sua prima previsione nella legge di Bilancio 2019, l’imposta entrerebbe ufficialmente in vigore a partire da luglio. Tuttavia, con una modifica significativa: l’aliquota passa da 10 a 5 centesimi per litro, mentre per i prodotti zuccherati in bustina scende da 25 a 13 centesimi per chilogrammo.
Nonostante alcune incongruenze tra la relazione tecnica, che prescriveva un rinvio al 2026, e il testo dell’emendamento, la Sugar Tax partirà il 1° luglio e le aliquote raddoppieranno nel 2026, dunque bibite ed anche snack a prezzi più alti.
Parallelamente, la plastic tax, l’imposta sul consumo dei manufatti in plastica monouso, è stata rinviata al 2026, suscitando un’ondata di polemiche sia all’interno che all’esterno della maggioranza di governo. Il Ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, è al centro delle critiche, essendo alla ricerca di risorse per bilanciare i conti pubblici, con il gettito di questa sugar tax che si stima possa raggiungere diverse centinaia di milioni di euro all’anno.
L’approvazione improvvisa della Sugar Tax ha provocato reazioni contrastanti. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha dichiarato un netto rifiuto, mentre altri membri del partito sottolineano problemi di metodo e merito. Allo stesso tempo, il Pd, l’Alleanza Sinistra/Verdi e il Movimento 5 Stelle si schierano a favore dell’imposta, sottolineando l’importanza di contrastare l’inquinamento da plastica e promuovere diete più salutari.
L’associazione del sistema Confindustria, Assobibe, ha reagito con preoccupazione, definendo questa decisione una “doccia fredda” e criticando il mancato rinvio del termine del 1° luglio. Le imprese del settore si sentono così tradite, dopo le rassicurazioni precedenti sul non volerle vessare ulteriormente. La discussione su questa tassa rimane acceso e potrebbe avere ripercussioni significative sull’industria delle bevande e sulla salute pubblica.