È un racconto di terrore e disperazione quello che emerge dalle parole di Alessandro Impagnatiello, il barman di trent’anni accusato dell’omicidio della giovane Giulia Tramontano, avvenuto un anno fa a Senago, in provincia di Milano. Durante il processo per l’omicidio pluriaggravato della sua ex fidanzata incinta, Impagnatiello ha rivelato dettagli agghiaccianti sulle circostanze del delitto e del successivo occultamento del cadavere. Con una freddezza spaventosa, l’imputato ha confessato di aver somministrato del veleno a Giulia in due occasioni, mentre dormiva, con l’intento di procurarle un aborto. Poi, il giorno del delitto, ha raccontato di averla accoltellata con 37 coltellate, nel tentativo di nascondere una relazione parallela con un’altra donna e le menzogne che ne derivavano.
La testimonianza di Impagnatiello ha scosso l’aula, dove erano presenti i familiari della vittima, visibilmente colpiti dal racconto dell’omicida. La madre di Giulia ha lasciato l’aula dopo pochi minuti, sopraffatta dall’emozione.
L’imputato ha cercato di giustificare il suo agghiacciante gesto, dichiarando che in quel periodo non era se stesso e che il processo lo sta aiutando a mettere ordine nei suoi pensieri. Ha ammesso di aver costruito un groviglio di bugie e menzogne per nascondere la sua relazione con un’altra donna, arrivando persino a mentire sull’identità del padre del bambino che Giulia aspettava.
Ora, Alessandro Impagnatiello rischia l’ergastolo per l’omicidio di Giulia e del bambino che portava in grembo. Il suo racconto getta luce su una vicenda drammatica e sconvolgente, che ha lasciato dietro di sé dolore e distruzione.