L’educazione fisica dovrebbe essere un momento di svago e salute per gli studenti di ogni età, ma non per un ragazzino ferito al volto da un compagno di classe. Quello che è accaduto nella palestra di una delle scuole più conosciute di Napoli ha trasformato un’ora di attività fisica in un dramma penale. Una vicenda che va al di là del semplice litigio tra adolescenti, catapultando gli eventi in un territorio legale e sociale ben più complesso. Lo scorso 17 aprile, tra le 13.30 e le 14, al Giustino Fortunato, gli alunni si preparavano per l’ora di educazione fisica quando, all’interno degli spogliatoi, si è verificata un’aggressione sconvolgente.
Secondo le prime informazioni, l’aggressore e la vittima sono compagni di classe. Ciò che è iniziato come una serie di offese si è trasformato in un violento attacco fisico, con il ragazzo colpito ripetutamente al volto. Il risultato? Un naso rotto, il volto insanguinato per il pestaggio del compagno di classe e una corsa frenetica in ospedale.
La diagnosi medica racconta una storia di sofferenza: frattura delle ossa nasali, con una prognosi iniziale di 15 giorni e la necessità di un intervento chirurgico immediato. La vittima, un quindicenne, ha dovuto affrontare un’operazione per ripristinare le ossa del naso, prima di essere dimesso con una frattura ridotta chirurgicamente. Ma la sofferenza fisica è solo una parte di questa storia. La sofferenza emotiva e psicologica, sia per la vittima che per la sua famiglia, è altrettanto significativa.
La denuncia presentata dall’avvocato Sara Perrotta, che assiste la famiglia del ragazzo ferito, ha dato il via a un’indagine della Procura di Napoli. Ora, i magistrati devono stabilire la verità dietro gli eventi, esaminando testimonianze e prove mediche. Tuttavia, c’è molto di più da considerare oltre alle singole responsabilità dei ragazzi coinvolti. Si parla di un presunto bullismo che avrebbe tormentato la vittima per mesi, senza che alcuna azione preventiva fosse intrapresa.
Questo non è solo un caso di violenza tra adolescenti. È un richiamo alla responsabilità delle istituzioni scolastiche nel garantire un ambiente sicuro e rispettoso per tutti gli studenti. È un appello alla società nel suo complesso affinché si mobiliti contro il bullismo e promuova una cultura di rispetto e solidarietà. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a episodi così gravi e immotivati. È necessario agire, sia attraverso indagini penali che attraverso un impegno concreto per prevenire futuri atti di violenza nelle scuole.