Il Tribunale di Salerno ha emesso le prime condanne nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta associazione mafiosa legata al Clan Fezza-De Vivo di Pagani. Questa sentenza, frutto dei riti abbreviati, conferma l’esistenza di un clan riconducibile ai Fezza-De Vivo e al gruppo di Rosario Giugliano, noto come “o’ minorenne”, ex sicario della Nuova Famiglia. A darne notizia è Il Mattino di Salerno in edicola oggi.
Le pronunce del giudice Vincenzo Pellegrino sono: 19 anni e 10 mesi per Anthony Acquaviva; 5 anni e 6 mesi per Raffaele Carrillo; 3 anni e 10 mesi per Antonio Fisichella; 9 anni e 8 mesi per Salvatore Giglio; 6 anni e 8 mesi per Nicola Liguori; 6 anni e 6 mesi per Alfonso Manzella; 10 anni e 2 mesi per Francesco Sorrentino; 5 mesi per Giovanni Orefice (collaboratore di giustizia). Rosario Giugliano, il boss che ha deciso di collaborare con la giustizia, è condannato a 9 anni e 8 mesi. Benito Russo è invece assolto dalle accuse.
Le motivazioni dettagliate del giudice verranno rese note entro 90 giorni. Resta in sospeso il destino di Vincenzo Confessore, considerato tra i reggenti del clan e attualmente latitante, la cui situazione sarà valutata il prossimo gennaio.
L’inchiesta della Dda di Salerno, condotta dal procuratore sostituto Elena Guarino, ha portato alla luce un sistema mafioso radicato a Pagani, frutto di una collaborazione tra diversi gruppi criminali. Si è delineato un clan ben organizzato che ha ampliato le proprie attività grazie ad alleanze con altri gruppi, come quello di Poggiomarino guidato da Rosario Giugliano, indicato come consigliere delle famiglie paganesi.
Le dichiarazioni di Giugliano, in gran parte ancora riservate, hanno contribuito a una seconda indagine dell’Antimafia sull’intero Agro nocerino sarnese. Si evidenzia la presenza di infiltrazioni nel tessuto sociale e politico, con accuse che spaziano dall’estorsione al possesso di armi, dall’autoriciclaggio alla detenzione di droga.
Il clan, dopo aver preso il controllo dalla famiglia D’Auria Petrosino, ha focalizzato la propria strategia principalmente sul traffico di droga, esercitando un’opprimente estorsione mensile sui capi piazza. Il rifiuto di pagamento comportava violenze fisiche, mentre i proventi illeciti erano reinvestiti anche all’estero.
L’espansione dei loro interessi ha coinvolto anche altri territori come Nocera Inferiore e Angri, con episodi di intimidazione e tentativi di estorsione verso imprenditori locali.