I tagli alle pensioni destinate a medici, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari, introdotti per consentire risparmi fino al 2043, saranno notevoli, secondo quanto riportato dalla Relazione depositata in Parlamento dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb). Secondo le stime contenute nel documento, gli impatti pro capite annui del ricalcolo della quota contributiva dell’assegno mostrano una variazione considerevole nel tempo. Nel 2025, l’impatto annuale pro capite raggiungerebbe i 815 euro lordi e 530 euro netti al lordo delle tasse. Nel 2028, questi valori aumenterebbero a 1.443 euro lordi e 938 euro netti.
Questi importi cresceranno costantemente fino al 2043, quando si prevede che raggiungeranno rispettivamente 4.785 euro lordi e 3.110 euro netti al lordo delle tasse.
La relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio fornisce anche stime specifiche per le varie gestioni previdenziali coinvolte nella riforma. Nel 2025, il primo anno in cui il nuovo meccanismo di calcolo avrà effetti completi, si prevede che i medici iscritti alla Cassa previdenza sanitari (Cps) subiranno un taglio di 2.767 euro, coinvolgendo 7.300 professionisti. Per mille pensionati iscritti alla CPI, la cassa dei maestri e maestre di asilo, la perdita sarà di 700 euro, mentre salirà a 1.333 euro per i 300 iscritti alla Cassa di previdenza degli Ufficiali giudiziari.
Nonostante l’entità significativa dei tagli, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio non ritiene che ci sarà una fuga verso la pensione anticipata da parte dei medici per evitare le nuove regole. Secondo gli esperti, la norma coinvolge tutte le pensioni con decorrenza da gennaio 2024, quindi anche coloro che farebbero domanda immediatamente difficilmente vedrebbero la pensione decorrere entro la fine del 2023.
Questa nuova riforma previdenziale ha suscitato preoccupazioni e dibattiti all’interno delle categorie coinvolte, ma l’Upb sottolinea che l’implementazione delle nuove regole non consentirà sfuggire ai tagli per coloro che vogliono ritirarsi anticipatamente.