La nuova Legge di Bilancio per il 2024 introduce significative modifiche nel calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), con particolare attenzione alle agevolazioni fiscali per i contribuenti, tra cui spicca l’innovativo concordato preventivo. Uno dei principali cambiamenti riguarda il trattamento dei Titoli di Stato. Fino a oggi, gli investimenti in Titoli di Stato non influenzavano l’Isee, ma a partire dal prossimo anno, i Titoli di Stato fino a un valore massimo di 50.000 euro non saranno considerati nel calcolo dell’Isee.
Tuttavia, è importante notare che la situazione patrimoniale e reddituale delle famiglie è aggiornata al 31 dicembre di due anni prima, quindi l’impatto di questa modifica potrebbe manifestarsi solo nel 2025 per coloro che inizieranno a investire in questi titoli nel corso del 2024.
Un’altra novità rilevante è legata al concordato preventivo, un’agevolazione esclusivamente riservata ai contribuenti con partita Iva. Coloro che aderiranno a questa opzione avranno la possibilità di concordare con l’Agenzia delle Entrate il reddito dell’anno per il pagamento delle imposte. Tuttavia, l’agevolazione non si applicherà ai benefici legati all’ammontare dei redditi. In pratica, i titolari di partita Iva che optano per il concordato preventivo dovranno attenersi a regole separate per la determinazione delle imposte e l’accesso a agevolazioni e benefici.
L’articolo 35 dello schema del Decreto Legislativo, approvato il 3 novembre dal Consiglio dei Ministri, chiarisce che “il reddito effettivo rileva anche ai fini dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee).” In altre parole, il calcolo dell’Isee terrà conto del reddito effettivo del contribuente, separando le regole relative alla determinazione del reddito per le imposte da quelle per l’accesso a agevolazioni e benefici.
La nuova legislazione mira a garantire una maggiore equità nei confronti dei contribuenti, consentendo loro di versare imposte in base al reddito concordato nel concordato preventivo, ma mantenendo invariato l’Isee basato sul reddito effettivo. Questo approccio evita un effetto moltiplicatore dei benefici, ma consente al contribuente di versare imposte inferiori rispetto a quelle calcolate sul reddito effettivo.