Una tempesta di sdegno e opposizione si è scatenata tra i sindacati medici a seguito della bozza della legge di bilancio che propone tagli al rendimento delle pensioni. Questa misura, a detta delle organizzazioni, impatterebbe pesantemente sulla categoria medica e potrebbe innescare un esodo significativo di professionisti dal Servizio Sanitario Nazionale. I sindacati dei camici bianchi si ergono all’unisono contro questa prospettiva, che considerano non solo inaccettabile ma anche come un attacco diretto ai diritti acquisiti dei medici e dei dirigenti sanitari. La proposta della cosiddetta riforma Meloni-Salvini-Tajani ha suscitato forti reazioni di condanna, soprattutto in relazione all’impatto previsto sulle pensioni del personale medico.
Si prevede un drastico abbassamento delle aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996, colpendo quasi il 50% del personale attualmente in servizio. Questa riduzione potrebbe tradursi in una perdita dell’assegno pensionistico annuale stimabile tra il 5% e il 25%, amplificata dalla prevista aspettativa di vita media.
L’indignazione dei sindacati è alimentata dal ritenere questo provvedimento un vergognoso cambiamento delle regole, minando il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini. Le organizzazioni sindacali esigono il ritiro immediato della proposta e sollecitano maggiori risorse per il Servizio Sanitario Nazionale.
La prospettiva di uno sciopero entro dicembre è un’opzione considerata seria e necessaria nel caso in cui il Governo non accolga le richieste dei sindacati medici. Il Presidente del sindacato degli anestesisti-rianimatori, Alessandro Vergallo, ha avvertito delle conseguenze, sottolineando il rischio di una fuga di professionisti dal Ssn se tali provvedimenti dannosi per le pensioni saranno attuati.
Diverse voci sindacali, tra cui la Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani, Pina Onotri, hanno espressamente condannato queste manovre come un attacco ai diritti acquisiti, dichiarandosi pronte a ogni azione necessaria, inclusa l’indizione di uno sciopero generale.
La comunità medica non si limita a condannare queste proposte, ma sottolinea anche la contraddizione tra l’aumento previsto delle risorse per la sanità e l’abbassamento del rapporto tra spesa sanitaria e PIL. Si tratta di un duro colpo alla tenuta del servizio pubblico.
Inoltre, la Federazione veterinari medici e dirigenti sanitari si unisce al coro di dissenso, sottolineando la mancanza di rispetto verso i sanitari italiani, soprattutto in un periodo in cui gli operatori sanitari sono stati considerati eroi durante la pandemia.