Mario Morcone, assessore alla Sicurezza della giunta De Luca ed ex capo dipartimento del ministero dell’Interno per le libertà civili e l’immigrazione, ha emesso un chiaro messaggio: “Le tendopoli no. Questa è la Campania, siamo in Italia, non in Africa.” Questo messaggio, sebbene diretto, è anche un richiamo alla solidarietà e alla responsabilità condivisa.
Morcone sostiene che la situazione attuale, nonostante le sfide, sia gestibile con serietà e rispetto per le persone. Fa riferimento al fatto che la Campania ha affrontato periodi di flussi migratori più consistenti in passato, come nel 2015 e nel 2016, quando la regione ha accolto rispettivamente 152.000 e 182.000 migranti. Morcone afferma che i numeri attuali non dovrebbero mettere in crisi la regione.
Il piano per la gestione dei migranti in Campania prevede la creazione di nuovi centri di permanenza per i migranti da rimpatriare in luoghi a bassissima densità abitativa. Questi centri saranno realizzati all’interno di edifici inutilizzati che sono più o meno disponibili. Napoli e la sua provincia sembrano essere escluse da questo piano, in quanto territori semideserti sono difficili da trovare. Tuttavia, la distribuzione dei migranti sbarcati di recente a Lampedusa coinvolgerà la Campania, con circa 500 persone destinate alla regione.
La macchina dell’accoglienza in Campania sembra essere ben consolidata. I prefetti, in collaborazione con le autorità locali, hanno stabilito 24 Centri di accoglienza straordinaria (Cas) nella sola Napoli e provincia, dove sono stati accolti circa 2.000 migranti da gennaio a oggi, inclusi quasi 300 minori. Altri numeri simili si riscontrano nelle altre province della regione, come Caserta, Irpinia, Salerno e Benevento.
L’approccio alla gestione dei migranti in Campania si basa sulla collaborazione con i comuni. I sindaci giocano un ruolo cruciale nella distribuzione dei fondi del Ministero dell’Interno per le strutture di inclusione e integrazione. L’assessore Morcone riconosce l’importanza del dialogo costante con i comuni e l’apprezzamento per il contributo delle istituzioni religiose nella gestione di questa sfida epocale.