Con le temperature torride che caratterizzano l’estate, sia l’Europa che l’Italia cercano rimedi per sfuggire all’afa. L’utilizzo di dispositivi elettrici come ventilatori e condizionatori è una soluzione comune, ma quanto incidono sulle bollette della luce? Gli amministratori pubblici sono attenti all’uso responsabile dell’aria condizionata, ma anche i privati dovrebbero considerare i costi energetici. Esaminiamo i parametri che influenzano il consumo dei climatizzatori e come ridurlo. La posizione geografica della propria casa ha un ruolo significativo nel consumo di aria condizionata. Le abitazioni esposte al sole richiederanno maggiori sforzi per raffreddarsi, poiché i raggi solari intensificano il calore interno. D’altra parte, le residenze esposte a Nord o situate in zone più ventilate possono richiedere meno aria condizionata per mantenere una temperatura confortevole.
Il tempo di utilizzo del condizionatore influisce direttamente sul consumo energetico. Se il dispositivo è lasciato acceso costantemente e senza interruzioni, il consumo sarà maggiore rispetto a un utilizzo programmato in “modalità risparmio”. Accendere e spegnere frequentemente il climatizzatore può comportare un dispendio energetico maggiore rispetto a mantenerlo costantemente in funzione.
Secondo i dati divulgati da Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, ipotizzando un utilizzo medio di 4 ore giornaliere con un consumo di circa 1 kilowatt all’ora (in linea con l’efficienza degli apparecchi più comuni nelle case italiane), si arriva a una spesa mensile di circa 120 kWh.
Con un costo approssimativo di 23,85 centesimi di euro per ogni kilowatt consumato, il condizionatore può comportare un aumento di circa 28 euro al mese sulle bollette. Pur non sembrando un importo insostenibile, va considerato in relazione ai continui rincari causati dall’inflazione, che potrebbero rappresentare una preoccupazione per molte persone.