La storia di Delia Scala, consulente finanziaria, prende una piega drammatica, quando la Procura sostiene che da almeno tre anni ella stesse depredando il patrimonio del marito, un commerciante di sessant’anni più anziano di lei, affetto da Alzheimer. Secondo quanto affermato dal pubblico ministero Carlo Villani, le nozze stesse sarebbero manipolate da Delia Scala, che avrebbe approfittato della vittima per anni, privandolo dei suoi averi e impedendogli persino di assumere le medicine necessarie per curarsi. La donna è rinviata a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, poiché si ritiene abbia sottratto circa 2 milioni e mezzo di euro al marito nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020. I figli della vittima hanno denunciato Delia Scala, dando inizio all’inchiesta.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna ha conosciuto l’anziano, nato nel 1935, mentre lavorava come promotrice finanziaria presso la banca in cui il commerciante possedeva conti correnti, investimenti e polizze. Da una relazione lavorativa, la coppia è passata alla convivenza e nel 2019 si sono sposati. Secondo l’accusa, il matrimonio è avvenuto “il giorno prima dell’inizio delle operazioni peritali per l’accertamento dell’infermità di mente” dell’uomo. Si sostiene che l’anziano sia indotto a contrarre matrimonio per evitare la nomina di un amministratore di sostegno, permettendo così alla donna di assumere il controllo della tutela e della gestione delle risorse patrimoniali. Già nel 2015, l’uomo presentava “un deterioramento cognitivo di probabile genesi degenerativa in costante stato di aggravamento”, diagnosticato come Alzheimer nel 2017.
Per l’accusa, Delia Scala avrebbe agito con “violenza morale” dal 2016 al 2020, instaurando un controllo oppressivo sulla vita e sul patrimonio del commerciante. Avrebbe accompagnato l’uomo in banca, anche prima del matrimonio, esercitando pressioni intimidatorie non solo sul personale bancario, ma anche sulla vittima stessa, al fine di ottenere carte di pagamento e credenziali di accesso ai conti e all’home banking. Inoltre, avrebbe imposto all’anziano di interrompere le terapie e i trattamenti sanitari necessari per curare la sua malattia. Tale comportamento avrebbe spinto l’uomo a compiere azioni contrarie ai propri interessi e a vantaggio esclusivo dell’imputata: trasferimenti di denaro, acquisti immobiliari e disinvestimenti delle polizze vita.
Ad esempio, tra il 2017 e il 2019, quando la malattia era già avanzata, avrebbe indotto l’anziano a effettuare 15 bonifici per un totale di 151.600 euro su un conto intestato a lei. Tra il 2016 e il 2018, avrebbe ottenuto il trasferimento di altri 178.000 euro attraverso 21 bonifici. Nel settembre 2018, avrebbe convinto il marito a disinvestire e prelevare 532.838 euro da una polizza vita, trasferendo la somma su un conto di cui ella aveva procura speciale senza limitazioni di somma. Successivamente, la somma sarebbe stata progressivamente trasferita in vari fondi di investimento internazionali. Nel 2018, avrebbe anche acquistato un appartamento in via Cortina d’Ampezzo per 560.000 euro.