A marzo l’indice generale dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,3% rispetto al mese precedente e ha registrato un aumento del 7,7% rispetto all’anno precedente, rispetto al +9,1% del mese precedente. Tuttavia, i prezzi degli alimentari, in particolare quelli lavorati, continuano ad aumentare: dal +15,5% al +15,3% con una diminuzione dello 0,2% rispetto al crollo della componente energetica, con i prezzi del gas e dell’elettricità che sono in netto calo. Anche i prezzi degli alimentari non lavorati sono accelerati al +9,3%.

I dati preliminari dell’Istat relativi al mese di marzo non lasciano dubbi: il carrello della spesa continua ad aumentare nonostante la diminuzione dei prezzi energetici.

IMPATTO SULLE FAMIGLIE. “La diminuzione delle bollette di cui anche le industrie stanno beneficiando – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori – non si è ancora riversata sui prezzi finali di tutti i beni. In particolare, non è successo per i prodotti alimentari e per il carrello della spesa”. I conti sono presto fatti: per una coppia con due figli, l’inflazione del 7,7% “significa una perdita di denaro pari a 2.306 euro all’anno, di cui 1.015 solo per mangiare e bere”, spiega l’associazione dei consumatori.

LA PERDITA DI POTERE D’ACQUISTO. Anche i commercianti rilevano che “la disinflazione sembra essere ben avviata”, osserva Confcommercio, ma questo “non significa che la perdita di potere d’acquisto di redditi e ricchezza liquida non abbia già oggi impatti negativi sia sui consumi delle famiglie che sulla crescita”.

Anche Confesercenti osserva che sebbene “l’orizzonte si stia schiarando sul fronte del comparto energetico, continuano le tensioni al rialzo dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, su cui pesano l’effetto della siccità e l’instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole.