Notizia destinata a far sorridere i lavoratori che si trovano in una situazione di difficoltà e che hanno bisogno di sussidi come la Naspi o la cassa integrazione. Da gennaio 2023 queste indennità recuperano il 100% dell’inflazione e vedranno un aumento di circa 100 euro al mese rispetto all’anno precedente. Gli stipendi, invece, resteranno fermi e dovranno aspettare i prossimi rinnovi contrattuali per recuperare il potere d’acquisto perso in questi mesi a causa dell’aumento dei prezzi. Tuttavia, per la Naspi e altri sussidi come la cassa integrazione, la rivalutazione sarà piena e automatica, come previsto dalle norme del 2015 che hanno rivoluzionato il sistema degli ammortizzatori sociali.
In pratica, chi si trova in cassa integrazione avrà diritto all’80% della propria retribuzione fino al limite massimo di 1.321,53 euro lordi (pari a 1.244,36 euro netti), un aumento dell’8,1% rispetto ai 1.221,51 euro lordi (1.151,12 euro netti) del 2022.
Chi ha diritto alla Naspi, invece, ha diritto a ricevere il 75% della propria retribuzione fino all’importo soglia salariale di 1.352,19 euro lordi. Se la retribuzione è superiore a questa soglia, allora si riceve anche il 25% della differenza tra 1.352,19 e il massimale di 1.470,99 euro. Anche qui, l’Inps ha applicato l’aumento dell’8,1% sui livelli di retribuzione e sui massimali, rispettando la regola del recupero del 100% dell’inflazione.
L’importo del sussidio, come spiegato dall’Inps in una circolare, salirà a 1.585,84 euro lordi (1.493,23 euro netti) per i trattamenti di integrazione salariale concessi a favore delle imprese del settore edile e lapideo per intemperie stagionali. Per l’assegno di integrazione salariale nel Fondo credito, l’indennità salirà fino a un massimale di 1.902,81 euro per retribuzioni superiori a 3.803,33 euro lordi. Se la retribuzione del lavoratore del credito è inferiore a 2.406,02 euro, allora il tetto per la cassa integrazione sarà di 1.306,75 euro.