Da giorni, ormai, sta facendo discutere a Pomigliano d’Arco l’omicidio di Giuseppe Di Marzo, il 35 enne freddato con un colpo di pistola alla testa in una strada di semi periferia, nella notte tra il 23 e il 24 dicembre. E per tale delitto, è agli arresti domiciliari l’imprenditore aeronautico Vincenzo La Gatta, 47 anni, che in base alla ricostruzione del pubblico ministero ha sparato a Di Marzo, con la sua pistola regolarmente detenuta, nel tentativo di mettere fine a una colluttazione tra il 35 enne e un altro imprenditore della zona, Salvatore Sassone, amico dello stesso La Gatta.
Il Mattino online ha riportato, oggi, le parole di Salvatore Sassone.
«Sono stato aggredito da Di Marzo quando ero ancora a bordo della mia vettura», racconta Sassone ancora in evidente stato di choc, mentre risponde alle domande davanti alla porta d’ingresso del suo resort di via Pratola, il Pietrabianca, dove tutta la vicenda ha avuto origine.
Qui Di Marzo era giunto a piedi, da casa sua, intorno alla mezzanotte di Venerdì scorso, litigando con i dipendenti della struttura di lusso, dipendenti che, poi, hanno quindi avvisato al telefono il titolare, Sassone, che si trovava lontano dal suo locale. «Di Marzo stava importunando un cliente – prosegue Sassone – voleva la sua auto. A un certo punto ha detto che se la sarebbe presa da solo la vettura». Dinamiche ancora tutte da chiarire, sta di fatto che in quel momento Di Marzo viene allontanato dalla struttura. Il 35 enne quindi tenta di fare ritorno a casa. Ma circa duecento metri dopo, verso Pomigliano, all’altezza di un deposito di cisterne, si ferma. In quel momento è sopraggiunto a bordo della sua vettura Salvatore Sassone. «Ero ancora in macchina – sostiene il titolare del resort – quando Di Marzo mi ha aggredito. In quel momento ero solo con lui. La Gatta è arrivato soltanto dopo». Ed effettivamente l’industriale aeronautico giungerà sul posto a bordo della sua macchina soltanto qualche minuto più tardi. Ma su quello che succederà fino al momento della morte di Di Marzo, Sassone non vuole ancora pronunciarsi. «Ne parlerò la settimana prossima – spiega – io non ho detto nulla. Mi stanno solo minacciando: io sono una persona perbene». Minacce che sarebbero sopraggiunte attraverso la sua pagina Facebook. «Ho segnalato la questione alle forze dell’ordine: quando si è tra persone perbene si può discutere ma quando non ci sono queste condizioni allora diventa tutto difficile», conclude.