È “colpa” dell’area vesuviana e del suo superboss per eccellenza se è nata la Sacra Corona Unita e se i pugliesi hanno appreso le tecniche di fare criminalità organizzata. È l’esame dello storico dell’Arte di Bari, Antonio Verardi, che in un articolo scritto per il quotidiano online pugliain.net fonda le basi della malavita pugliese con l’avvento nelle carceri locali degli affiliati alla Nuova Camorra Organizzata, la Nco di Raffaele Cutolo. Un articolo che è un vero e proprio urlo di dolore per una terra che sino a 50 fa era riuscita restare fuori della dinamiche di guerriglia urbana dei clan, uno scritto apprezzabile dal punto di vista dell’antropologia e che in qualche modo aumenta almeno moralmente le responsabilità del “professore vesuviano” Riportiamo alcuni stralci dell’articolo che si può leggere interamente CLICCANDO QUI. Ne vale veramente la pena.

L’esperto scrive testualmente: «Molto attivi erano soprattutto i rapporti con la mafia campana, in particolar modo per quanto concerne il settore del contrabbando di tabacchi: enormi carichi di sigarette venivano scaricati sulle coste brindisine, per poi essere trasportate in Campania. Il momento cruciale della colonizzazione camorristica in Puglia fu, però, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, quando le carceri pugliesi si riempirono di personalità aderenti alla Nuova Camorra Organizzata, fondata dal boss Raffaele Cutolo nel 1974. Fu allora, infatti, che alcuni criminali di spicco locali si guadagnarono delle posizioni di prestigio nella detenzione del potere. Si deve proprio a Cutolo il progetto di estendere i tentacoli della camorra al di là dei confini della regione campana, arruolando i malavitosi autoctoni reclutati dai sobborghi malfamati e dalle carceri».

E ancora: «Era il 1979 quando, prima all’Hotel Florio di Lucera, poi a Galatina, Cutolo procedette all’affiliazione di alcuni malavitosi pugliesi, creando, infine, la Nuova Grande Camorra Pugliese. Si trattava di un’associazione formale, strutturata secondo il modello offerto dalla più grande consorella campana, con una propria gerarchia di comando. La Puglia era ormai sotto il giogo della mafia. Negli anni successivi, seguì una spietata guerra tra clan rivali, al termine della quale, però, la banda cutoliana fu sconfitta e la figura del boss napoletano perse vigore nell’intero meridione. Questo coincise con la volontà dei criminali pugliesi di rivendicare la propria autonomia dalla dominazione straniera e, sfruttando le conoscenze delinquenziali nel frattempo acquisite, restituire la Puglia ai Pugliesi. Nelle province di Brindisi e Lecce nacque la Sacra Corona Unita (Scu), che si dimostrò subito il clan più agguerrito e meglio strutturato, grazie anche a profondi legami con la ‘Ndrangheta calabrese». Secondo lo storico, infatti, fino agli anni ’70 la Puglia era «un paradiso felice del Mezzogiorno d’Italia» e «cessò di esserlo proprio con l’arrivo dei cutoliani nelle carceri locali».