Oggi, di fronte alle Corte d’assise di Udine e ai genitori di Teresa Costanza e la madre di Trifone Ragone, Giosuè Ruotolo per la prima volta da oltre un anno ha preso la parola: meno di cinque minuti con dichiarazioni spontanee, a braccio, con la voce rotta dall’emozione, per dichiarare la sua innocenza.

Dopo aver detto di vivere «fatti più grandi di me» Rutolo ha aggiunto: «Quando in questo processo sono state mostrate le immagini di Teresa e Trifone senza vita mi sono chiesto “ma che ci faccio qui io?” È assurdo, erano ragazzi come me, con Trifone ho anche vissuto. Da 8 mesi sono in carcere e ogni giorno aspetto che arrivi una guardia a dirmi “ci siamo sbagliati, devi uscire”».

«Posso aver dato poco peso a una cosa, nonostante le campagne in caserma invitassero chiunque sapesse qualcosa a parlare. Ma non avevo visto nulla di utile. E se devo pagare per aver parlato in ritardo sia, ma non per qualcosa che non ho fatto». Ruotolo ha poi concluso: «Credo nella giustizia e nella mia totale estraneità e credo che questo processo servirà a dimostrarlo».