Giosuè Ruotolo in auto assieme al pm, Pier Umberto Vallerin, e al suo avvocato difensore Roberto Rigoni Stern. Sono i momenti del sopralluogo – risalente a un anno fa – in cui il giovane militare di Somma Vesuviana è chiamato a “rivivere” la sera del 17 marzo del 2015 quando i fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza vennero uccisi a colpi di pistola.
A darne notizia è Il Messaggero Veneto che ha ripreso un servizio di Quarto Grado: «Giosuè è al volante e per la prima volta è possibile sentire la sua viva voce mentre ripercorre tappa dopo tappa, metro dopo metro, i movimenti compiuti il “suo” 17 marzo 2015. Dal momento in cui Ruotolo esce dall’alloggio di via Colombo fino al suo ritorno a casa. Tutto come quella sera di marzo, quando Giosuè si fermò nella sua Audi ad ascoltare due canzoni mentre attendeva che si liberasse un posto auto».
E ancora: «Poi, lo spostamento nel parcheggio dell’auditorium Concordia e quattro passi nel parco di San Valentino (nel cui laghetto venne trovata la vecchia Beretta usata per uccidere Teresa e Trifone), infine il ritorno in via Colombo. Quel sopralluogo è stato ripreso secondo per secondo in un video, diffuso per la prima volta l’altra sera dalla trasmissione Quarto Grado, su Rete 4. A otto giorni dall’avvio del processo per duplice omicidio che si aprirà il 10 ottobre in Corte d’assise, è ormai noto che secondo la tesi degli inquirenti quel 17 marzo, dopo 25 minuti di agguato nel parcheggio, Giosuè si allontanò dall’area di sosta, al volante della sua Audi A3 grigia, subito dopo gli spari, e poi si è fermò al parco per disfarsi della pistola».
Quindi, sempre secondo gli inquirenti, il ritorno a casa, nell’appartamento di via Colombo, per la cena con i due coinquilini e commilitoni per poi ripresentarsi sulla scena del delitto, mescolandosi ai curiosi. Il tutto ricostruito anche grazie al supporto delle immagini delle telecamere pubbliche che individuano l’Audi di Giosuè sulla scena del delitto e sul luogo di ritrovamento della pistola.
Scrive il Messaggero Veneto: «Ma in quel sopralluogo è Giosuè che racconta la sua verità. Spiega il perché di quell’ attesa nel parcheggio del palasport, proprio nell’arco temporale in cui il suo ex coinquilino e Teresa venivano uccisi. Mostra al pm come cominciò a correre, al parco, e perché decise di interrompere subito la sessione di allenamento (faceva troppo freddo) e di rimontare in auto per dirigersi vero casa. Nel video trasmesso da “Quarto Grado” si vede Giosuè che percorre via Interna verso il palasport, svolta a sinistra entrando nel parcheggio e poi si ferma. “Ho atteso un po’ qui. Non ricordo se a motore spento” spiega al magistrato, senza incertezze nel tono di voce.
Aggiunge che le luci e il quadro erano accesi per ascoltare la musica. Ruotolo ha sempre ribadito di essere rimasto nel parcheggio solo alcuni minuti: il tempo di ascoltare due brani musicali e di decidere poi, vista la mancanza di posti auto liberi, di rinunciare alla sessione di allenamento in palestra. E ciò che ripete anche al magistrato: “Non avevo posti per parcheggiare”.
Quindi, sempre ripercorrendo gli spostamenti di Giosuè del 17 marzo, il sopralluogo prosegue fino al parcheggio vicino al parco. Qui, nel video, si vede il giovane scendere assieme al magistrato e al suo avvocato. Ruotolo comincia a camminare e spiega metro dopo metro il breve itinerario percorso di corsa di quella sera: “Stavo così e correvo, all’inizio con le mani in tasca, poi le ho tolte. Ho superato quella cabina grigia”. Poi precisa che quella sera si è fermato lì perché «faceva freddo». A quel punto Vallerin chiede allo stesso Giosuè di indicare dove sia il laghetto. Infine Ruotolo spiega che quella sera, «a passo svelto», è tornato verso la macchina. Il sopralluogo si conclude con il ritorno verso casa. Il magistrato gli chiede dove lasciò l’auto: «Non mi ricordo dove ho parcheggiato quella sera. Parcheggio sempre in un luogo diverso».