Rosaria Patrone rompe il silenzio e parla del suo coinvolgimento nel duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza per cui è indagato quale autore Giosuè Ruotolo, suo fidanzato con cui ora non si vede dal momento dell’arresto del militare di Somma Vesuviana. L’intervista è avvenuta a Quarto Grado e Rosaria ha parlato di spalle, ammettendo tutto quanto le veniva contestato, dai messaggi farneticanti alle confessioni alle amiche.
La ragazza però dà a tutto una spiegazione, ammettendo di averlo fatto per tenersi stretto Giosuè e per ingenuità, «un po’ come una bambina», dice tra le altre cose. Per la creazione del profilo Facebook “anonimo anonimo”, con cui Giosuè avrebbe molestato Teresa Costanza, e per via di una serie di messaggi sospetti e comportamenti ritenuti anomali dalla Procura, la Patrone è indagata e sarà processata per favoreggiamento nei confronti di Ruotolo, in quanto ritenuta “istigatrice” del delitto. Rosaria disse ad alcune amiche di non parlare dei messaggi in questione se interrogate, e ad una addirittura confidò: “Temo di averlo istigato”.
Questo intanto è il succo dell’intervista a Quarto Grado (CLICCA QUI PER VEDERE IL FILMATO): «Sto male perché non è facile convivere con le continue falsità che dicono su di me. Mi insultano, giornali e tv raccontano menzogne. L’avere avvicinato le mie amiche è stato un errore dettato dalla mia giovane età. Non so precisamente da chi è stato creato questo profilo, so solo che è stato creato in una caserma e non volevo creare problemi a Giosuè perché sapevo che non è lecito farlo».
E ancora: «Ho sempre detto tutto quello che so, l’aver voluto difendere sempre Giosuè viene letto come la mia volontà di essere sua complice – spiega Rosaria Patrone – lo facevo per attirare l’attenzione di Giosuè, volevo più attenzione da lui. Oggi capisco che sono stati esagerati quei messaggi, delle sciocchezze sempre dettate dalla mia ingenuità», ha detto per giustificare i messaggi deliranti inviati al fidanzato in cui si fingeva moribonda o vittima di violenze sessuali.
Rosaria Patrone spiega così l’ambiguo messaggio inviato a Giosuè pochi istanti dopo il delitto di Teresa e Trifone: «Gli ho fatto quella domanda “Hai fatto qualcosa che non mi hai detto?” perché nei giorni precedenti avevamo avuto dei litigi relativamente a questi litigi e sul fatto della possibilità che lui uscisse con altre ragazze. Io credo nella innocenza di Giosuè e non ho mai detto che ci siamo lasciati. Lo conosco, per me è innocente, per me è un ragazzo straordinario e credo in lui», ha concluso.