È sempre più emergenza ambientale a riguardo del fiume Sarno, e particolare attenzione ha destato nei giorni scorsi la situazione del corso d’acqua all’altezza di Longola, sul territorio di Poggiomarino ai confini con Striano. In sostanza, e per essere quanto più comprensibili possibile, ad un certo punto del letto si è creato con un ponticello, quasi una “crosta” formata interamente da rifiuti misti alle sterpaglie e che restano attaccati chissà grazie a quali sostanze.

Detto in soldoni, quella porzione di fiume viene praticamente divisa a metà e non è ancora chiaro se l’acqua continui a scorrere al di sotto di quella che pare essere una “scorza”. Il caso è stato sollevato già da diversi cittadini e da alcuni ambientalisti del territorio, tra cui l’ingegnere civile attento ai problemi ecologici, Vincenzo Adamo. Quanto descritto è balzato poi davanti agli occhi del consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Luigi Cirillo, già intervenuto sul territorio nella battaglia per la bonifica delle vasche dei veleni di Pianillo e Fornillo.

Cirillo annuncia che tornerà sotto al Vesuvio cercando di fare aprire un’indagine sulla condizione del Sarno a Longola, ed intanto afferma: «Mentre il governatore De Luca impegna il suo tempo a analizzare l’estetica dei candidati e degli amministratori del MoVimento 5 Stelle, in località Longola a Poggiomarino si è formato un ammasso di rifiuti sotto il quale scorre il fiume Sarno provocandone in quel tratto un forte inquinamento con il rischio nel caso di piogge abbondanti, di provocare l’esondazione del fiume e dei relativi rifiuti nei terreni agricoli circostanti, potendo arrivare a provocare la rottura del ponte poco più distante con enormi danni al territorio intorno. Serve fare chiarezza sulle ragioni di questo scempio ambientale – conclude – e procedere a interventi urgenti per predisporre la rimozione dei rifiuti».

Insomma, a primo sguardo, ed anche ascoltando chi ne parla, si tratterebbe di una vera e propria “bomba ecologica” tra l’altro ad un passo da quel parco archeologico e naturalistico che dovrebbe rappresentare la prima risorsa turistica, e forse anche più, del territorio interno dell’area vesuviana, uno scempio su cui prima di tutto si deve andare a fondo per garantire la salute pubblica.