Il superboss Raffaele Cutolo parla di Aldo Moro, uno dei più grandi misteri d’Italia, e tira in ballo un altro “grande democristiano”, il napoletano di Castellammare di Stabia, Antonio Gava, deceduto nel 2008. Ed è proprio al politico che il ras di Ottaviano attribuisce parte della colpa della morte dell’allora numero uno della Dc ucciso dalle Brigate Rosse. Un’accusa che arriva con il democristiano ormai deceduto e che dunque non può più replicare.
A riprendere l’interrogatorio di Cutolo avvenuto nei mesi scorsi è il Corriere della Sera: «Non per fare il buffone, ma Aldo Moro lo potevo veramente salvare. Allora, con la mia organizzazione, eravamo fortissimi, anche su Roma». Poi però, proprio da Roma, arrivò il contrordine, recapitatogli da Enzo Casillo, il “braccio destro” latitante che circolava con una tessera dei servizi segreti in tasca: «Mi disse che i suoi amici avevano detto di farci i fatti nostri, di non interessarci di Moro… Erano politici di alto grado… La Democrazia cristiana, comunque…».
E poi viene chiesto a Cutolo a quale politico si riferisse, e lui risponde: «Mi sembra di parlare male, adesso che è morto. Gava, comunque». In sostanza Cutolo afferma di essere stato al corrente del luogo in cui Moro era ostaggio e di essere pronto a liberarlo dalla Brigate Rosse con un’azione armata. Il numero uno della Dc fu ritrovato poi morto.