La “bufera” di non è di “nuovo pelo”, anzi. La richiesta di rinvio a giudizio risale addirittura al febbraio del 2015 ed a quanto pare doveva essere oggetto di una discussione nel consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano, salvo poi finire per restare nei cassetti delle scrivanie dei rappresentati eletti dal popolo che non ne hanno fatto parola forse in attesa di aspettare gli esiti giudiziari. Le accuse, tuttavia, sono piuttosto gravi e riguardano tre persone per cui le posizioni, rispetto ad un anno fa, non sono ancora cambiate a causa dello slittamento di udienze e di una parte del processo passato dal tribunale di Nola a quello di Nocera.
Se i capi d’imputazione fossero confermati si tratterebbe di una brutta storia che vede coinvolti un dipendente comunale, Lucia Boccia, ed il titolare del Consorzio Gema, Alfonso Zito di Pagani, che gestisce il servizio di nettezza urbana per conto del palazzo municipale; un appalto regolarmente ottenuto con tanto di gara pubblica già durante le amministrazioni precedenti a quella attuale del sindaco Vincenzo Catapano, primo cittadino che tra l’altro risulta parte offesa insieme al Comune. Secondo quanto scritto nel dispositivo della Procura, la dipendente dell’Ufficio tecnico avrebbe concesso alcuni favori e benefici al titolare del Consorzio Gema in cambio dell’assunzione della figlia all’interno della società, rapporto di lavoro che si è poi concretizzato nell’ottobre 2013.
In particolare viene imputato alla Boccia di avere fatto pressioni sul dirigente del servizio Ambiente per fargli revocare le lettere di contestazione redatte a carico del Consorzio per violazioni al capitolo di appalto; di interfacciarsi con altri funzionari comunali al fine di velocizzare le procedure amministrative relative all’emissione di provvedimenti riguardanti Gema; di sollecitare i dipendente della Sogert spa, società che gestisce il servizio di tesoreria per conto del Comune sangiuseppese, ad emettere bonifici diretti allo stesso consorzio; di simulare la natura urgente di alcuni lavori di pulizia delle caditoie così da procedere all’affidamento diretto delle opere all’impresa di Zito; e di indurre i funzionari comunali ed il personale della Sogert a liquidare le fatture presentate da Gema senza rispettare l’ordine cronologico. Si tratta di reati che secondo l’accusa sarebbero stati commessi nel periodo dal settembre 2013 al gennaio del 2104.
Nello stesso filone, inoltre, c’è una terza persona per cui è giunta la richiesta di rinvio a giudizio: si tratta di D. F., 67enne di San Giuseppe Vesuviano a cui viene contestato di avere dato alle fiamme un automezzo del Consorzio Gema, un incendio doloso avvenuto nel maggio del 2013 e che in città fece parecchio scalpore. La procura ha utilizzato nel procedimento diverse intercettazioni ambientali ed immagini registrate, oltre ad avere ascoltato alcune persone informate dei fatti.