Una polmonite con pleurite forse non diagnosticata o almeno non curata adeguatamente. Potrebbe essere questa la causa della morte di Aniello Curcio, 73enne di San Gennarello di Ottaviano deceduto a gennaio presso l’ospedale Santa Maria della Pietà di Nola. Per i familiari si tratta di un presunto caso di malasanità, perché a loro dire l’anziano «poteva essere salvato con terapie più appropriate». La denuncia arrivò immediatamente, presso la stazione dei carabinieri della città dei Gigli.

Ma è stato con l’esito dell’autopsia che le convinzioni dei parenti del defunto avrebbero trovato altre fondamenta. In sostanza emergerebbe che all’uomo è stata eseguita una sola radiografia, un po’ pochino effettivamente per chi in pieno inverno si busca una polmonite con pleurite e soprattutto per un paziente che già soffre di gravi disturbi all’apparato respiratorio. A raccontare la vicenda di Aniello è il nipote, Felice Barone, che ha seguito passo dopo passo la malattia del nonno, affetto da tempo da un enfisema polmonare e da quattro anni trecheostomizzato per migliorare le funzioni respiratorie in seguito ad una brutta crisi.

Come ogni anno, dunque, Barone accompagnò il nonno all’ospedale di Nola per effettuare le normali operazioni di manutenzione dell’apparecchiatura, una procedura che viene svolta nel reparto di rianimazione e che nelle precedenti tre occasioni non era durata più di due giorni. «Era il 28 dicembre quando portai nonno in reparto convinto di tornare a casa per festeggiare Capodanno insieme – racconta Felice – invece dopo 8 giorni siamo stati chiamati dal nosocomio che ci ha avvertito della morte».

In quel periodo, ricorda il nipote di Curcio, in ospedale avevano accennato di problemi relativi alla ritenzione idrica dell’anziano e di altre difficoltà varie senza però mai accennare – a suo dire – a patologie di carattere polmonare, oltre al cronico enfisema. E c’è un altro particolare piuttosto inquietante: «Quando sono entrato in obitorio ho visto che sotto la testa di nonno c’era del sangue, così l’ho sollevato ed ho notato una vasta ferita, una tumefazione, che continuava a colare. Ho chiesto spiegazioni in rianimazione e mi è stato riferito che si trattava di una piaga da decubito, una lesione che noi familiari non avevamo mai notato, e questo è almeno molto strano».

Insomma, tutte circostanze che hanno spinto i congiunti del 73enne a rivolgersi alle forze dell’ordine fino a fare aprire un fascicolo per accertare le cause del decesso. Al momento non ci sono però indagati, ma i parenti del defunto chiedono ovviamente che venga fatta chiarezza su un lutto che desta sicuramente qualche sospetto.

«Vogliamo solo sapere se mio potrebbe essere ancora vivo – conclude Felice – Mi chiedo perché, davanti ad una polmonite in atto, in otto giorni non siano stati eseguiti altri esami, magari più approfonditi. Non voglio null’altro che vederci chiaro. Nonno è entrato in ospedale con le sue gambe e senza avere alcun malessere oltre a quelli soliti, ma è uscito in una bara e con una brutta ferita alla testa».