Fotografati uno a fianco all’altro su un divanetto del Coco Loco di Cordenons. Trifone tiene la mano destra sulla spalla destra di Giosuè. Un abbraccio tra due ragazzi come tanti, due commilitoni, due amici. Eccoli mentre fissano l’obiettivo ostentando uno sguardo senza concessioni al sorriso. É il 4 giugno 2013. Da pochi mesi i due commilitoni sono anche coinquilini. Una foto che è affiorata nel corso degli accertamenti sul pc di Giusuè Ruotolo, indagato come esecutore materiale dell’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza. Era salvata in una cartella del computer di Ruotolo, denominata “Z nascosta”.

A renderle pubbliche, nella puntata di venerdì sera, è stata la trasmissione Quarto Grado su Rete 4. In un’altra foto, sempre in un locale, Giosuè spunta dietro ai volti di due ragazze mentre alla sua destra c’è Trifone che sfodera il suo sguardo seduttivo. Poi una terza immagine. É un selfie allo specchio, scattato con il telefonino da Trifone. I due indossano slip griffati nello spogliatoio di una palestra.

Possibile che proprio nell’ambito di questo rapporto d’amicizia, di frequentazione e quindi di confronto, Giosuè possa aver maturato progressivamente una forma di risentimento, poi sfociato addirittura nell’odio, nei confronti del più prestante ed estroverso ex compagno di serate? Altre foto affiorate dall’esame del computer ritraggono Giosuè e la fidanzata Rosaria Patrone, al parco del San Valentino, nel cui laghetto è stata ritrovata la pistola utilizzata per uccidere Teresa e Trifone. Arma del delitto che sarebbe stata gettata in acqua, secondo l’accusa, dallo stesso Giosuè.

Si tratta di foto scattate una sera d’estate in cui Rosaria, da Somma Vesuviana, era venuta a trovare il fidanzato a Pordenone. Ruotolo aveva detto agli inquirenti di non conoscere bene il parco. Il fatto che ci siano delle foto che lo ritraggono in quella location attesta il contrario? Infine, nel corso della trasmissione è stato riportato un dialogo, un’intercettazione tra i coinquilini di Giosuè, Sergio Romano e Daniele Renna che si chiedono se e quando hanno visto rientrare Giosuè la sera del delitto: «Dobbiamo ringraziare – è la frase che uno dei due pronuncia nel dialogo riportato da Quarto Grado – che non abbiamo fatto la fine di qualcun’altro».