È cappellano militare della 46esima Brigata Aerea di Pisa dal 9 giugno scorso, ma per 18 anni è stato al Santuario di Pompei con incarichi di enorme rilievo. SI tratta di don Antonio Marrese, che è al centro di un’inchiesta della procura di Pisa, che lo ha indagato per i reati di calunnia continuata e aggravata e di atti persecutori, scaturiti, secondo le denunce presentate nei suoi confronti e sulla base anche di alcune lettere sequestrate, da prestazioni di natura sessuale più volte richieste e rifiutate da parte di un carabiniere.

L’ordinario militare Santo Marcianò lo ha subito sospeso dal servizio e l’arcivescovo di Pompei Tommaso Caputo, responsabile del sacerdote che automaticamente è rientrato nella diocesi, ha diffuso una dura dichiarazione: «In merito alla vicenda che vede coinvolto un sacerdote del clero pompeiano, da tempo in servizio presso un’altra struttura ecclesiastica, al centro di una delicata inchiesta della Procura della Repubblica di Massa Carrara, la Curia di Pompei esprime l’auspicio che l’operato della Magistratura, nella quale si ripone piena fiducia, porti ad un rapido accertamento della verità che sta a cuore a tutti».

«Il sacerdote ha lasciato Pompei da circa un anno. In ogni caso, allo scopo di rendere più liberi gli accertamenti della Magistratura, l’Arcivescovo di Pompei ha invitato il sacerdote ad astenersi dall’esercitare pubblicamente il ministero sacerdotale – continua – Non si può nascondere, perché è vivo, il dolore che provoca l’accostamento del Santuario di Pompei con notizie di questo tipo. La realtà di fede che il Santuario vive ogni giorno, soprattutto in quest’anno del Giubileo straordinario della Misericordia, è sotto gli occhi di tutti e rappresenta, allo stesso tempo, il frutto ma anche il banco di prova della dedizione di tanti sacerdoti chiamati a mettere in pratica quella pastorale della misericordia della quale la “casa di Maria” è luogo privilegiato».

E ancora: «La testimonianza più fedele del Santuario, come luogo di preghiera e scuola quotidiana di evangelizzazione, viene dall’afflusso ininterrotto di fedeli in tutte le ore del giorno. Nella loro sensibilità essi avvertono pienamente che a dare ‘parola’ alle preghiere sono le Opere di carità che continuano a fare corona, anche in questi tempi difficili, al monumento vivo alla Vergine, voluto da Bartolo Longo. Pompei è più che mai storia di fede che non può essere minimamente offuscata da vicende che non le appartengono».

Don Antonio Marrese è dunque al centro di una vera e propria bufera, fatta di avances sessuali presunte e di stalking nei confronti del militare dell’Arma. Per anni è stato il “cerimoniere” del Santuario mariano di Pompei, accogliendo personalmente i Pontefici in visita al Santuario della Madonna del Rosario.

“Il Tirreno” di Pisa scrive inoltre di una serie di perquisizioni avvenute nella casa di don Marrese dove sarebbero stati trovati una sveglia al cui interno era stata nascosta una videocamera, una penna dotata di un dispositivo capace di registrare conversazioni audio, un lampeggiante per auto, di quelli con calamita, e alcune pergamene con la denominazione “Patriarca Latinus Hierosolymitanus”, il patriarcato di Gerusalemme dei Latini, che è una sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede.