Ci sono anche un consigliere comunale, una dipendente dell’ufficio Anagrafe e un vigile urbano di Terzigno tra le otto persone raggiunte da un’ordinanza di applicazione di misura cautelare – tra Terzigno e San Giuseppe Vesuviano, sette sono state poste agli arresti domiciliari, un’ottava è stata raggiunta dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria – emessa dal gip del tribunale di Nola su richiesta della locale Procura della Repubblica ed eseguita dai carabinieri della compagnia di Torre Annunziata.
Grazie all’attività dell’organizzazione criminale sono risultati residenti in soli 31 appartamenti circa 600 cittadini cinesi, anche con riferimento a immobili privi di qualunque requisito di abitabilità. Tutti gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso ideologico. Tre gli unici italiani coinvolti nell’inchiesta: si tratta di Giovanni Tommasi, consigliere comunale di maggioranza; Francesco Del Giudice, agente di polizia municipale; Anna D’Ambrosio, dipendente comunale in servizio all’Anagrafe.
L’indagine ha portato alla scoperta di fittizie residenze di cittadini cinesi preso immobili spesso nemmeno adeguati ad ospitare persone. Le indagini presero il via nell’ottobre scorso, a seguito di un controllo a un cittadino cinese per determinarne l’effettiva residenza. Col passare dei mesi hanno poi assunto «dimensioni tutt’affatto diverse – spiega in una nota il Procuratore della Repubblica, Paolo Mancuso – e dopo specifici, accurati e prolungati servizi di osservazione e acquisizione documentali, sono state supportate da attività tecniche d’intercettazione che sottoponevano a controllo numerose utenze d’interesse investigativo».
Per il procuratore di Nola, i risultati delle indagini «andranno approfonditi anche in sedi diverse da quella giudiziaria visto che sono stati acquisiti gravi elementi a dimostrazione dell’esistenza di un sodalizio criminale attivo nel comune di Terzigno, organizzato al fine di rilasciare carte d’identità in favore di cittadini stranieri, previa falsa attestazione della relativa residenza ed illecito percepimento di un corrispettivo in beni o altre utilità».
Risultano indagate anche altre cinque persone di nazionalità italiana che avrebbero fornito una fittizia disponibilità in termini di alloggi ai cinesi, disponibilità risultata funzionale al rilascio della carta d’identità. Ora le indagini dovranno chiarire se tutti questi cittadini cinesi esistano realmente e se sì dove risiedono.