La fidanzata ed il fratello, oltre ad una dirigente regionale di Intralot, sapevano del credito di gioco accumulato dal centro scommesse gestito da Francesco Tafuro e Domenico Liguori. Il giovane di Saviano si era confidato dunque con la ragazza e con il suo stretto congiunto che lavora da anni in Germania. E sono state proprio queste testimonianze, a quanto pare, a velocizzare le indagini, a far sì che il cerchio si chiudesse quanto prima intorno ad Eugenio D’Atri.

Quell’uomo originario di Ponticelli e che ora viveva al Parco del Sole a Somma Vesuviana, non lontano da via San Sossio dove c’è la sala scommesse, aveva grossi problemi con il gioco. Il buco era di 24mila euro ed a quanto pare osare chiedergli il denaro è stato una condanna a morte per i poveri imprenditori.

Nei verbali c’è inoltre una dichiarazione di Giovanni Tafuro, fratelli di Domenico, che naturalmente dopo il barbaro duplice omicidio si è precipitato dalla Germania: «Sono tornato dalla Germania e ho avuto modo di parlare con gli amici che erano presenti a Somma quella sera prima che mio fratello partisse per recarsi a Saviano. Mi hanno detto che mio fratello ed il socio si sono recati presso il Disco Pub “Amba Rabà” di Piazzola di Nola dove c’erano alcuni loro amici che non mi sono stati indicati e che dopo circa 10 minuti o mio fratello o il suo socio Domenico si sono alzati da tavola per rispondere ad una telefonata ricevuta, dopodiché sempre le persone che erano lì, hanno visto uno scooter di colore scuro che passato dinanzi all’Amba Rabà».