Aveva trasformato la Polizia municipale di Procida in un proprio feudo, determinando una netta spaccatura tra il gruppo dei fedelissimi, soprannominato “la squadra”, gratificati da posizioni di privilegio, straordinari ed indennità di missione, ed i dissidenti, emarginati e vittime di dossieraggi. Tra essi il segretario generale del Comune. Queste le accuse della Procura di Napoli nei confronti del Comandante della Polizia Municipale di Procida, colonnello Giuseppe Antonio Trotta.

Tre le misure cautelari disposte nell’ambito dell’inchiesta, 23 gli indagati. Arresti domiciliari per Trotta, per la sua segretaria, Maria Grazia Costagliola di Polidoro, impiegata comunale, ed obbligo di dimora ad Avellino per il gestore dello stabilimento balneare “Paco Beach”, Ciro Coppola, imprenditore 43enne di Pomigliano d’Arco che aveva investito proprio sulla piccola isola del golfo di Napoli.

Al colonnello, in servizio dal 1999 sull’isola, ed alla segretaria vengono contestati i reati di falso in atto pubblico, calunnia, peculato e corruzione; a Coppola i reati di corruzione e falso in atto pubblico. L’inchiesta è partita da un esposto anonimo, poi suffragato dalle dichiarazioni di un agente della Polizia Municipale di Procida, dalle quali cui emergevano gravi indizi a carico di Trotta e della segretaria per un episodio dell’autunno 2011. I due si sarebbero appropriati dei diritti di segreteria destinati al Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, tremila euro.

Intercettazioni telefoniche ed ambientali avrebbero documentato successivamente chiari tentativi di inquinamento probatorio attraverso una serie di falsi. In quattro casi, attraverso false attestazioni, il colonnello Trotta avrebbe finto di aver eseguito demolizioni disposte dall’Autorità Giudiziaria o avrebbe segnalato l’impossibilità di procedere. In questo modo il Comandante della Polizia Municipale avrebbe consentito agli autori degli illeciti edilizi di conservare la disponibilità dei manufatti abusivamente realizzati, salvo poi tentare di scaricare le responsabilità sull’ex sindaco di Procida, Vincenzo Capezzuto, mediante una documentazione fabbricata a tavolino dalla quale sarebbe emersa l’inerzia del sindaco nell’esecuzione delle demolizioni.