Qualunque cittadino, ottavianese o dei paesi limitrofi, che per necessità usufruisce della Statale 268 imboccandola, o uscendo ad Ottaviano, non ha potuto fare a meno di notare la situazione in cui versano i giardinetti situati proprio nell’area dello svincolo della superstrada.

La situazione non è sfuggita neanche ai ragazzi del gruppo di CasaPound attivo nei paesi vesuviani che ieri mattina, volendo restituire agli occhi di chi usufruisce della superstrada un’immagine decorosa del paese, si sono rimboccati le maniche e dati da fare, ripulendo questi fazzoletti di verde da tempo abbondati a se stessi.

Le condizioni dei giardinetti, determinate da cartacce, lattine, cartoni della pizza, pannoloni, bottiglie di vetro ed altra spazzatura di vario genere, erano tranquillamente evitabili con un minimo di intervento da parte dell’Anas, ente che dovrebbe prendersi cura delle aree.

Tuttavia, piuttosto che sperare in un intervento già da troppo tempo dovuto e mancato, i ragazzi di CasaPound hanno preferito “fare da sé”, ripulendo e restituendo condizioni di civiltà a questi giardinetti che, in un modo o nell’altro, fungono da biglietto da visita del paese di Ottaviano per chiunque usufruisca della sua uscita superstradale. Durante l’opera di pulizia e riqualificazione, diversi passanti ed automobilisti hanno esternato ai giovani militanti la propria approvazione e gratitudine.

Questa opera di riqualificazione e pulizia si inserisce nell’ambito di un più ampio progetto di valorizzazione delle aree verdi, ludiche e di aggregazione, che nei vari paesi vesuviani si trovano in condizioni di inutilizzabilità, intrapreso dal gruppo di CasaPound oltre un anno fa.

«Con questa piccola pulizia abbiamo voluto in modo concreto restituire dignità a questi giardinetti diventati nel tempo dei veri e propri cumuli di sporcizia e allo stesso tempo – continua il responsabile Michele Iervolino – lanciare un chiaro messaggio alla popolazione ottavianese e più in generale dei paesi vesuviani: laddove le mancanze e le carenze istituzionali si fanno sempre».