Lastre di amianto gettate nelle campagne ed accanto ai muretti delle aree recintate, ad un passo proprio dalle coltivazioni. Succede a Longola, area di Poggiomarino al confine con Striano dove appena un mese fa il Comune della città vesuviana, godendo del sostegno della Città Metropolitana, aveva avviato e portato a termine una bonifica dell’area, raccogliendo qualcosa come una tonnellata di rifiuti speciali o addirittura pericolosi.
Tutto vanificato nel giro di poche settimane, insomma, dai soliti selvaggi che continuano a sversare imperterriti qualsiasi tipo di rifiuto in strada e che questa volta l’hanno fatta veramente grossa, lasciando una decina di lastre di amianto nel bel mezzo delle zone verdi. Un territorio, quello di Longola, dove non è sufficiente il continuo monitoraggio delle autorità politiche e delle forze dell’ordine: si tratta, infatti, di una contrada dove sorgerà l’omonimo parco archeo-naturalistico, oltre ad essere inserito nel cuore del Parco Fiume Sarno. Ed in più siamo davanti ad un’area importantissima per quanto riguarda i prodotti della terra.
Non è certamente la prima volta che Longola viene “violata” dall’immondizia e da chi produce rifiuti pericolosi e “preferisce” gettarli direttamente tra gli ortaggi e gli alberi da frutto tipici della zona. Molte delle lastre di asbesto lasciate dai criminali di turno, infatti, si trovano proprio a pochi passi dall’ingresso di un frutteto locale dove tra le altre cose vengono coltivate anche le famose nocciole dell’area vesuviana. Ed a peggiorare lo scenario anche il fatto che l’amianto sia davvero ridotto male e, tra l’altro, poggiato proprio in prossimità di un canale d’irrigazione utilizzato pure in alcuni appezzamenti di terreno della zona.
Ma il rifiuto speciale è solo una delle tante tipologie rinvenute nell’area rurale tra Poggiomarino e Striano: sempre a Longola, infatti, sono tornati a scaricare il materiale di risulta delle demolizioni e delle lavorazioni edili, oltre ai soliti copertoni e scarti tessili di presunta origine cinese. Insomma, una ferita aperta su un’area d’interesse nazionale, come del resto avviene anche ai danni del Parco del Vesuvio.
Sta adesso alle istituzioni ed alle forze dell’ordine provare ulteriormente a limitare la “piaga”: ad esempio la realizzazione del Parco archeo-naturalistico in corso, e quella della pista ciclabile in zona potrebbero essere due fondamentali deterrenti per evitare scempi ambientali in una terra ricca di storia e di eccellenze alimentari.