Era quasi nell’aria l’iscrizione nel registro degli indagati di Rosaria Patrone, la fidanzata 24enne di Giosuè Ruotolo, il militare di Somma Vesuviana unico accusato del duplice omicidio di Trifone e Teresa, i fidanzanti trucidati a colpi di pistola davanti ad una palestra di Pordenone. Nell’ultimo periodo, infatti, la ragazza sommese era stata ascoltata numerose volte, addirittura due nel corso di una settimana, e su di lei si erano accesi i riflettori dei pm titolari dell’inchiesta.
Rosaria è accusa di favoreggiamento a causa di alcuni messaggi cancellati da smartphone e forse anche computer, ma è la sua storia con Giosuè che ha fatto giungere i magistrati ai tanti interrogatori nei suoi confronti. Un amore molto tormentato, quello con il caporalmaggiore, vissuto dalla giovane quasi in maniera infantile, fino al punto – sembrerebbe – di parlare di violenze e gravi malori per attirare l’attenzione di Giosuè.
Poi quel messaggio in cui la ragazza, poco dopo il duplice delitto, chiedeva a Ruotolo: «Hai fatto qualcosa che non mi hai detto?». E probabilmente, ad inasprire ulteriormente la gelosia della Patrone, l’ingresso in caserma di una di quella ragazza militare, originaria di Cassino, che poteva essere vista quasi come una rivale.