«A distanza di cinque anni dall’incidente del 6 agosto 2010, verificatosi con un elettrotreno Metrostar, nella curva del Pascone della linea Napoli – Baiano della ex Circumvesuviana, incidente che provocò la morte di due viaggiatori e il ferimento di altri 60 passeggeri, il sindacato Orsa, denuncia il totale disinteresse che stanno dimostrando, sia l’azienda che le istituzioni finora interpellate, in merito alla soluzione proposta e cioè l’utilizzo dell’esistente tecnologia che consentirebbe al treno di limitare automaticamente la velocità in caso di mancato intervento, per distrazione, da parte del macchinista o per malore dello stesso; tale indifferenza crea una grande preoccupazione del personale di bordo su cui si scaricano tutte le responsabilità in caso d’incidenti». Questa la nota della sigla.

«Non si riescono a comprendere le ragioni per cui I’azienda, nonostante quanto avvenuto (due morti, 60 feriti, enorme costo per i risarcimenti, enorme costo per il ripristino della sede ferroviaria, un elettrotreno fermo, disagio all’esercizio ferroviario) e nonostante essa abbia già adottato in passato soluzioni analoghe, tendenti al miglioramento della sicurezza ferroviaria, per limitare la velocità dei convogli in uscita dalle stazioni (dopo due deragliamenti!), per limitare la velocità sulla tratta San Valentino – Sarno (dopo un incidente mortale su un passaggio a livello privato) e per imporre la limitazione di velocità sugli scambi della stazione di Moregine, si ostini a non regolarizzare la lunghezza del circuito di binario in questione , come previsto dai regolamenti ferroviari e continua a non utilizzare l’impianto di sicurezza Atp per imporre limitazioni di velocità nella strettissima e pericolosissima curva del Pascone e nelle tratte pericolose visto che le norme lo prevedono».

«Nonostante quanto accaduto il 6 agosto del 2010 – dice ancora il sindacato – si continua a perseverare negli errori e nelle omissioni. La riapertura della tratta ferroviaria avvenuta con le stesse condizioni di scarsa sicurezza per il servizio ferroviario e quindi con lo stesso rischio di nuovi incidenti è apparsa sconcertante, dopo le numerose dichiarazioni di dirigenti aziendali e istituzioni varie, che nei momenti successivi al disastroso incidente, si meravigliavano dell’assenza di un sistema di sicurezza che avrebbe dovuto imporre in modo automatico il rispetto dei limiti di velocità in quella strettissima curva da percorrere a 30 orari, in quanto pericolosa proprio per la sua particolare conformazione. C’è da aggiungere che 18 giorni prima del’incidente e precisamente in data 19 luglio 2010, il rappresentante alla sicurezza del sindacato Orsa aveva inviato alla dirigenza aziendale una nota con la quale metteva in risalto la pericolosità di tale curva ed esponeva le sue perplessità in merito al ritardo nella captazione dei codici del sistema Atp sui treni di nuova generazione “Metrostar”, e che tale ritardo consentiva al treno di mantenere, sul circuito una elevata velocità».