Uno dei motivi scatenanti della guerra tra gli Abete- Abbinante-Notturno-Aprea e la “Vanella Grassi”, spalleggiata dai Leonardi e dai Marino oltre che dagli Amato-Pagano nell’ombra, fu la conquista delle piazze di spaccio più fiorenti di Secondigliano e Scampia.

Oggetto della contesa era anche il lotto P, controllato allora dal clan Abete. Perciò, secondo l’accusa, in quattro trasportarono armi potenti per lanciare l’assalto ai nemici di camorra: Luigi Arura, Virginio Giannino, Ciro Castiello e Michele Silvestro. Gli inquirenti hanno ricostruito l’arsenale che venne spostato tra il 23 e il 24 gennaio del 2012: un kalashnikov, una mitraglietta “Skorpion”, due revolver 357, tre pistole semiautomatiche 9×21 e una bomba a mano che fu fatta esplodere per costringere gli altri a uscire fuori dal bunker in cui erano chiusi.

Di un altro trasporto di armi, compiuto il 30 dicembre 2012, sono ritenuti responsabili Umberto Accurso, Luigi Aruta, Modestino Aruta, Angelo Marino e appunto Francesco Paolo Russo di Pompei in concorso con altri indagati per i quali la procura ha proceduto separatamente.

Non è ancora chiaro perché da Pompei il giovane fosse finito nelle organizzazioni camorristiche dei quartieri a Nord di Napoli: l’unico elemento certo è che non si tratta di alcuno “scambio di uomini” che talvolta avvengono tra clan di territori diversi.