Ha partecipato all’inaugurazione della stazione della metropolitana di piazza Municipio a Napoli. Teresa Avola, moglie del 41enne, Salvatore Renna, che in quel cantiere perse la vita sabato 20 settembre del 2014. Per lui ci sarà una targa proprio nella stazione, ma la moglie intervistata dal Corriere del Mezzogiorno si sente abbandonata.
«Si sono dimenticati di noi. Salvatore è morto e nessuno lo farà tornare. L’ha ucciso il lavoro, ma io voglio lavorare proprio per dare un esempio positivo alle mie figlie – dice la 43enne – Otto mesi fa mi è caduto il mondo addosso – racconta la vedova dell’operaio – Un duro colpo anche dare la notizia alle mie gemelle tredicenni che ancora oggi non si convincono di non sentire più in casa la voce del loro papà. Venne l’assessore Panini a farci le condoglianze – prosegue Teresa – ma poi più nulla, non ci è arrivato alcun indennizzo, solo da aprile scorso quello che ci corrisponde l’Inail: Salvatore aveva lavorato fino a sette anni prima con una ditta edile di Capri che poi lo aveva licenziato insieme agli altri. Le bambine hanno ricevuto una borsa di studio dal Comune di Boscoreale, ma il fondo non è stato rinnovato. La famiglia di mio marito ha iniziato una causa, ma non sarà quella che lo farà ritornare da noi».
Teresa, intanto, lavora ad ore per portare avanti la casa: «A Boscoreale dovrebbe aprirsi un asilo e mi hanno detto che avrei potuto lavorare lì. Ma è quasi un anno che aspetto. Le gemelle devono sostenere l’esame di terza media. Non eravamo mai stati nel posto dove Salvatore è morto – spiega infine Teresa al Corriere – In quelle 48 ore in cui era tornato in un cantiere, dopo aver perso il lavoro fisso e regolare che aveva a Capri, ci era sembrato che si aprisse uno spiraglio. Lo avevano chiamato dei conoscenti, presentandolo a delle persone: aveva già preparato le fotocopie dei documenti, ma il destino è stato peggiore».