Napoletani e sardi insieme per creare un parco eolico, ed insieme finiti nei guai per la realizzazione del sito in parte abusivo perché costruito senza la necessaria valutazione di impatto ambientale. Ed in questo intreccio tra Campania e Sardegna finiscono nei guai otto persone, tra cui due dirigenti di società di San Giuseppe Vesuviano che sono stati iscritti nel registro degli indagati.

Il pomo della discordia è appunto il parco eolico realizzato tra i Comuni di Villanovaforru, Sardara e Sanluri – nella provincia di Medio Campidano – sequestrato a novembre. Il pubblico ministero Gaetano Porcu ha inviato agli otto indagati gli avvisi di garanzia, ed oltre ai due manager sangiuseppesi sono stati citati anche Stefano Argenziano, napoletano, legale rappresentante della Arg Wind srl; Remigio Puxeddu, sardo, tecnico progettista dell’impianto eolico realizzato dalla società Arg Wind; Teodaldo Fenu, sardo, direttore dei lavori per il minieolico nei comuni di Villanovaforru, Sanluri e Sardara da gennaio 2013 a maggio dello stesso anno; Danilo Serra, milanese di nascita ma residente a Sanluri, legale rappresentante legale della Sarcos esecutore dei lavori per le opere eseguite nei Comuni di Sanluri e Villanovaforru; Massimo Ibba, di Villanovaforru, rappresentante legale della ditta Ibba Snc esecutore dei lavori per le opere di realizzazione del plinto di fondazione dell’aereo generatore, della cabina elettrica e di piste di accesso ai luoghi a Sardara; Maria Gasparini, di Avellino, amministratrice della Mg Power srl.

Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di lottizzazione abusiva conseguente a frazionamenti del parco eolico e opere di edilizia in difformità dalla normativa vigente. Secondo l’accusa, sarebbe stato creato un parco eolico composto da nove aerogeneratori, quattro cabine elettriche e opere di collegamento, in un territorio in cui era prima necessaria la Valutazione di impatto ambientale, che invece non sarebbe stata richiesta. Il tecnico Puxeddu deve rispondere di falso ideologico in certificati perché in qualità di tecnico progettista dell’impianto avrebbe rilasciato false dichiarazioni per consentirne la realizzazione.