Definirla in sottotono è probabilmente un eufemismo. Questa campagne elettorali per le Amministrative più che altro passeranno agli annali come tra le più brutte di sempre. Zero idee, zero slanci, zero fantasia. È come se il prossimo 25 maggio prossimo noi tutti fossimo chiamati alle urne per inerzia, perché in fondo senza un governo cittadino non possiamo proprio stare. Manca un mattatore, una sparata ad effetto che ecciti un popolo, un genere diverso da quello che siamo abituati a vedere da anni. Mancano gli uomini, le idee, i sogni e pure i contorni. È tutto un grigiore basato sulla necessità delle cose. La prima domanda che le persone si fanno dopo qualche incontro o comizio è: «Quanta gente c’era?». Siamo a Somma Vesuviana o a Cinecittà dove si contano le comparse? La verità è per anni Raffaele Allocca è riuscito a monopolizzare le campagne elettorali con le sue trovate, i suoi instancabili porta a porta. Piaccia o no certi slogan folkloristici, “dai mercanti del tempio” al “pupo e puparo”, passando per “i parcheggi sotterranei”, “le centinaia di posti di lavoro” e fino “alla cacciata delle mosche di Rione Trieste”, accendevano le campagne elettorali. Chi stava con lui ne sentiva il peso del carisma e probabilmente credeva pure a certe cose, chi invece era contro si compattava per abbatterlo disegnandolo come il nemico assoluto dei cittadini.
Negli anni l’errore è stato quello di non far crescere un bel niente in questo paesello che continuiamo a chiamare “città” (altro spot di allocchiana memoria). E se prima almeno vedevi e sudavi per una quarantina di giorni di campagna elettorale oggi forse ci ritroveremo con i piedi dentro solo a qualche giorno dal voto. A salvarci un pochino ci resta solo Vincenzo Caputo che armato di telecamerina riprende tutto e ci dà l’occasione di guardare quello che accade nelle piazze, nelle strade, nei ristoranti. E a salvarci è anche il fatto che se vogliamo possiamo pure cambiare canale. Peggio delle amministrative però ci sono solo le europee. Sul territorio non si vede davvero nulla, eppure anche in questo caso mancano una ventina di giorni al rinnovo del parlamento europeo. Mai come quest’anno la istituzione Europa è messa in discussione in molti Paesi del continente. Per alcuni partiti e movimenti, nonché correnti di economisti, la centralità del voto sta nell’uscita dall’euro. Un orrore. E comunque aspettiamo ancora di sapere cosa se ne voglia fare dell’Europa.
Tutti chiedono l’unità politica del vecchio continente. Sì, ma con quale architettura istituzionale? Federati, confederati, con una carta costituzionale, con una maggiore omologazione giuridica? E poi le agende dei partiti e dei candidati sono piuttosto misere. Noi voteremo nel collegio del Sud Italia. Una volta quello del Mezzogiorno era un caso studiato ed analizzato. E a rimorchio arrivavano le soluzioni ai problemi, mai realmente messe in campo ovviamente altrimenti non staremmo qui a parlarne. E le Europee erano anche l’occasione per ricordarci di tutti i Sud dell’Europa, del Mediterraneo, degli stati al di là del Reno e dei rapporti di geopolitica col resto del mondo. Di quelle stagioni purtroppo non è rimasto assolutamente nulla. Nemmeno nei talk-show, brutti anch’essi.