Un addetto alle pulizie, sognatore ma senza una lira e una casa, convince il suo amico di sempre e altri due insospettabili (un ex giocatore di biliardo e un ex vigile) a partecipare alle qualificazioni per le Olimpiadi di Torino nella categoria curling. Nonostante l’apparente facilità, i quattro troveranno la forza di guardarsi dentro e sfidare le proprie paure. Continuando, magari, a sognare.

Esordio tutto sommato non cattivissimo quello di Claudio Amendola dietro la macchina da presa con il suo La mossa del pinguino, pellicola presentata l’anno scorso al Torino Film Festival, nella sezione Europop. La storia di Bruno, interpretato dall’ormai volto onnipresente della commedia italiana, Edoardo Leo (che ha collaborato anche alla sceneggiatura), è quella dell’italiano “sognatore”, innamorato e romantico, non solo della propria moglie (alias l’Italia), ma anche, nonostante tutto, della propria Vita. Vita difficile, dove si tira avanti a stento, con i turni di notte e le telefonate scroccate per il credito finito sul telefonino. Una realtà a cui il regista, non senza coraggio e qualche inquadratura riuscita, prova a dare un minimo di “credibilità”, ma che ben presto cade preda della classica situation-comedy all’italiana.

Forse colpa del soggetto, scritto da Andrea Natella (non si capisce bene, in realtà perché il protagonista decida, all’improvviso, di imbarcarsi in quest’impresa), e ancor più della sceneggiatura, ad opera non solo del regista e di Leo, ma anche di Michele Alberico (dietro ad alcuni episodi della serie Ombrelloni) e Giulio Di Martino, che purtroppo cade nell’ovvietà e nello scontato, presentando situazioni che non regalano sorprese o sussulti, ma che trascinano lo spettatore, nonostante i 90 minuti, verso un finale noto già a metà pellicola. Bisogna però riconoscere l’intuizione di alcune sequenze riuscite (come quella dell’allenamento) e alcuni dialoghi che, lasciati nelle mani degli attori, si trasformano in potenziale dinamite. Infatti, i punti di forza di La mossa del pinguino, insieme all’uso spassosissimo del dialetto romano, sono gli attori, due su tutti: Ennio Fantastichini, nel ruolo di un ex vigile, allontanato dalla moglie e scontrosissimo giocatore di bocce e Antonello Fassari, che centra uno dei personaggi più riusciti della sua carriera, regalandoci, insieme a Fantastichini, molti dei momenti spassosi della pellicola.

Fassari è Neno, giocatore di boccette da biliardo, ormai in rovina e dedito alle scuse continue che usa per evitare di pagare debiti vari: le sue lezioni su “come lanciare le biglie”, nascoste da dialoghi che sembrano campati in aria, in realtà sono forse la parte migliore della pellicola. Non convincono pienamente, invece, il già citato Leo (nonostante il ruolo da protagonista), Ricky Memphis (che ormai ha fatto del suo modo di recitare, il suo “marchio” di fabbrica) e la brava Francesca Inaudi, nel ruolo della moglie di Leo. Da applausi, invece, il cameo di Sergio Fiorentini, che impersona il padre di Memphis e che regala alcune delle scene più oniriche e interessanti della pellicola. Già, oniriche. Perché se il richiamo ai classici della commedia italiana (e non) è continuo, si pensi non solo a I mitici – Colpo gobbo a Milano (che sembra aleggiare per tutta la durata del film), ma anche alla “scena della lettera” presa da Totò, Peppino e la malafemmina e ripresa poi da Troisi e Benigni o del tic del protagonista, che ricorda molto quello di Marcello Mastroianni di Divorzio all’italiana o di tutti i richiami alla serie tv I Cesaroni (per ambientazioni, scenografie e situazioni) e a film come Momenti di gloria o Full Monty; il film di Amendola rimane comunque una pellicola dove ognuno dei protagonisti, sconfitto, decide di prendersi la propria rivincita, “sognando” come sarebbe una vita diversa, senza finzioni, senza sotterfugi, mostrandosi per quello che si è, anche, e soprattutto, se si crede in qualcosa di impossibile.

Loro sono la dimostrazione che, nonostante il duro rapporto generazionale padre-figlio (che si inverte sempre, si veda l’ultimo di Verdone) o quello familiare (disastroso) o lavorativo (anche se avrebbe meritato analisi migliore), cadere è facile, ma rialzarsi è ancora peggio (o ancora più facile?): anche quando la vita non ci sorride, la “mossa del pinguino” che cadendo, con il suo peso e la sua goffaggine, sfrutta in pieno questo “difetto”, ci aiuta a rialzarci, per “scivolare meglio sopra l’odio” come suggeriva Samuele Bersani. Un film, La mossa del pinguino, che regala comunque momenti spassosissimi e di riflessione importanti, lasciandoci col sorriso sulle labbra, perché, di questi tempi, meglio crederci, nei piccoli, grandi, incredibili sogni.

Potrete vedere La mossa del pinguino in queste sale:

-NAPOLI

Delle Palme Multisala

-NOLA

The Space Cinema Vulcano Buono

-AFRAGOLA

Happy Maxicinema

-SALERNO

The Space Cinema Salerno