Per capire cosa pensano di sé certi consiglieri comunali “eletti dal popolo” racconterò questo episodio realmente accaduto. Ero insieme ad altre persone all’ingresso di uno dei tanti municipi del vesuviano. Discutevamo di cose vesuviane. Con noi c’era anche un consigliere comunale di maggioranza di una delle tante amministrazioni del vesuviano. Ad un certo punto tra noi passa il comandante della polizia municipale nominato da uno dei tanti sindaci del vesuviano.
Sguardo ritto e fiero ci passa in mezzo e non saluta. Guardo gli altri. Tutti pensiamo la stessa cosa, vesuvianamente parlando. Tranne uno, il consigliere comunale vesuviano il quale, nel bel mezzo della conversazione alza la voce e rivolgendosi al comandante dei vigili comincia a sbraitare: «Questo è un altro che ha vinto il concorso alla Bocconi (per favore, non chiedetemi il nesso tra il comando vigili e la Bocconi ndr)». Ora la differenza tra noi e lui, il nostro “eletto dal popolo sovrano”, qual è? È che a noi ha colpito che il graduato non ci abbia salutato per una mera questione di educazione. Il nostro invece si è sentito “colpito” perché il comandante, essendo stato nominato da una maggioranza politica vesuviana, dovrebbe portargli quella riverenza che si confà di fronte al potentato di turno.
Tu devi salutare non in quanto essere di una comunità che incontra cinque uomini per strada, una strada vesuviana per giunta, ma in quanto essere in divisa portato in braccio su una seggiola dagli eletti voluti dal “popolo”. Anch’esso vesuviano naturalmente.