La vita (vera) di Jordan Belfort, dagli inizi da semplice broker nella magica Wall Street, agli inganni azionistici da milioni di dollari. Il tutto condito di droga, amici (veri e non), sesso, lusso sfrenato e inarrestabile megalomania.
Il 2013 è stato ricco di pellicole tratte (o ispirate) da storie vere. Basti pensare a Captain Phillips, The Bling Ring, Dietro i candelabri o l’italiano L’ultima ruota del carro. Ma quando a mettere le mani su un progetto “biografico” c’è il maestro Martin Scorsese, la musica cambia completamente e diventa “sinfonia”. Con il suo The Wolf of Wall Street, nelle sale in questi giorni, il regista americano mette in scena uno dei suoi film migliori (se non IL film migliore), condendolo di puro scorsese-style, ormai difficile da non riconoscere. È lo stile di un maestro del Cinema, che ha dalla sua una sceneggiatura a orologeria, perfetta, violenta, preziosa, sfacciata, ricca, ironica, pretenziosa e (iper)metaforica, scritta dall’esperto Terence Winter (noto ai più per la saga TV campione d’ascolti I Soprano) e tratta dal volume, The Wolf of Wall Street, scritto dal vero protagonista della vicenda, Jordan Belfort, mentre era in cella e che, nel finale, appare in un simpatico cameo. I generi si mischiano e un’altra componente fondamentale, la musica, centra l’obiettivo: stiamo parlando di una selezione eccezionale di brani, dal blues ruvido degli anni d’oro al punk, dalla dance anni ‘80 alla migliori sinfonie classiche. Musiche che diventano parte “narrante” della pellicola, parte viva, rendendo caotica la normalità, piatto il caos, divertente l’orrido, comico il drammatico. E se la metafora dell’homo homini lupus è dietro l’angolo (e sembra un “sentire” comune ultimamente, non dimentichiamo la “famelica” protagonista di The Counselor-Il procuratore), non scordiamoci di condirla con quel richiamo irresistibile che hanno i soldi, il sesso, la sete di potere sull’uomo; non importa se contemporaneo o meno. Scorsese così colleziona un’altra incredibile pellicola sulle pulsioni umane, sulla loro potenza distruttiva sulle relazioni tra esseri di questa corruttibile, e sempre assetata, società. Ma come sempre, come capita in ogni pellicola del maestro, i due poli finiscono per attrarsi, per scontrarsi, per amalgamarsi (perfetto in questo caso è The Departed-Il bene e il male), la luce si fa buio e viceversa. Ma come dare vita a questo enorme conflitto? Con attori degni di tale nome. The Wolf of Wall Street ha dalla sua infatti un gruppo attoriale in perfetta forma, ma tre su tutti sono i dominatori assoluti della pellicola: Leonardo DiCaprio (quinta collaborazione con Scorsese e secondo biopic, dopo The Aviator), protagonista assoluto, corpo che esplode ed implode di continuo (candidato all’Oscar per questo ruolo), Jonah Hill (è l’amico di Jordan: stupisce, convince e DEVE portare a casa, anche lui, l’Oscar) e Matthew McConaughey. Loro formano il trio perfetto che ritorna, sempre, nei film scorsesiani (basti pensare al perfetto Quei bravi ragazzi) e che lentamente si sgretola, lasciando spazio all’individualità, alla ferocia. Ferocia che esplode in lussuria, droghe, eccessi collezionati uno dopo l’altro, messi in scena dal regista in maniera eccellente, sfiorando l’atmosfera da musical, rasentando la commedia pura e che non sono altro che metafora del mondo dello spettacolo, dello star system, del mondo dell’ “apparire” e del “recitare” davanti alla “folla”. Il maestro dà scuola di cinema, regalando alcune inquadrature, scene, sequenze, che resteranno negli annali del Cinema e si permette di ironizzare sul cinema americano, non solo autocitandosi e citando film su film, ma realizzando una pellicola in cui gli eccessi non sono altro che specchio di quel cinema americano che tanto sta spopolando negli States e che potremmo definire come “commedia demenziale”. Non è un caso che tra i protagonisti principali ci sia proprio Hill, “portavoce”, insieme ad un gruppo di attori/registi/sceneggiatori, di questo filone (basti pensare al recente Facciamola finita). Nonostante ciò Scorsese sfida questa sottospecie di “cinema” con il “suo” Cinema, senza volgarizzare nulla, senza rendere disgustoso il superfluo. The Walf of Wall Street è uno degli apici della cinematografia scorsesiana, che nonostante l’eccessiva lunghezza, ben 174 minuti e alcuni (piccolissimi e impercettibili) crolli di ritmo, regala momenti di assoluta poesia cinematografica (grazie, non dimentichiamolo, al lavoro perfetto al montaggio adrenalinico e (meta)narrante di Thelma Schoonmaker e la fotografia accecante di Rodrigo Prieto), spostandosi in tutti i generi, sfiorandoli tutti, ma non entrando in nessuno di loro. Da non perdere per nulla al mondo: che film ragazzi.
Potrete vedere The Wolf of Wall Street, in queste sale:
-NAPOLI
Ambasciatori
Metropolitan
Modernissimo
Plaza Multisala
-NOLA
Multisala Savoia
The Space Cinema Vulcano Buono
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Happy Maxicinema
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Paradiso
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-CASTELLAMMARE DI STABIA
Supercinema
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Politeama
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The Space Cinema Salerno
Apollo
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