Dal 1995 nel freddo di una cella, condannato all’ergastolo per un omicidio di camorra che non aveva commesso. Soltanto nei giorni scorsi la scarcerazione. È la storia di Maurizio Bova, che può tornare nella sua Somma Vesuviana. A raccontare la vicenda giudiziaria, fatta di errori e dichiarazioni di pentiti, è il quotidiano “Roma”.
A scagionare Bova, accusato di avere ucciso il boss di camorra Antonio Ferrara, sono state dapprima le dichiarazioni del pentito Antonio Marchese, che si è autoaccusato attraverso una lettera del delitto risalente a metà degli anni Novanta.
Poi ci sono stati i riscontri che hanno stabilito l’effettiva innocenza di Bova in merito all’agguato in cui rimase ucciso il ras della zona di Somma Vesuviana. L’iter giudiziario per la scarcerazione è stato ad ogni modo lungo e complesso, ma nei giorni scorsi Bova ha lasciato il penitenziario di Secondigliano dove era recluso ormai da diversi anni.