Le foto si commentano da sole: la montagna di San Gennaro Vesuviano, localizzata nel territorio di Palma Campania in via Vecchia Sarno, un bene demaniale tanto prezioso, è in totale abbandono da anni, incolta e dimenticata da gran parte dei cittadini sangennaresi. Si tratta di un territorio molto vasto costituito da 130 ettari. Il nostro giornale si è recato sul posto per un dettagliato sopralluogo e per conoscere da vicino lo scempio che da anni viene puntualmente, già descritto da diversi cittadini che frequentano l’area. Non appena si entra nella zona d’accesso della montagna di San Gennaro Vesuviano e quindi da via Vecchia Sarno, lo scenario che si presenta non è dei migliori: cumuli di sacchi pieni di immondizia di varia natura, resti di arredi ed elettrodomestici, gomme, scarti di fabbriche tessili, ruote e bidoni di pittura usata e tanti altri rifiuti che non dovrebbero assolutamente essere in quel posto ma smaltiti altrove. La situazione diventa ancor più imbarazzante quando si comincia ad incamminarsi lungo la strada che conduce alla piana, che risulta essere dissestata per l’intero suo percorso, piena di voragini (da notare qualche curioso intervento riparatore fai da te, attuato da qualche agricoltore della zona che ha ben pensato di colmare le grosse buche con scarti provenienti dalla raccolta di noci e nocciole) e spaccature di ogni genere, non delimitata da barriere o tantomeno segnaletica di percorso e sicurezza il che la rende pericolosissima per un eventuale attraversamento con auto. Lungo il percorso si possono tranquillamente notare i cumuli di rifiuti sparsi negli angoli più disparati, grossi tronchi di querce e castagni completamente tagliati dove non si potrebbe assolutamente, tracce di incendi, tutto opera di scriteriate persone che hanno totalmente perso il senso della civiltà, e che continuano a compiere i loro atti vandalici, consapevoli che la zona in questione rimane non sorvegliata: risale infatti al secolo scorso la figura dell’ultima e unica guardia incaricata dal comune per il controllo del territorio.
La zona dà l’impressione di essere abbandonata a se stessa e ancora oggi non si sono concretizzati progetti atti alla valorizzazione e la salvaguardia di questo ricchissimo e fruttuoso territorio. Un territorio che presenta una flora e fauna ornitologica di tutto rispetto. Tramite il consulto di persone che praticano da tempo la montagna di San Gennaro Vesuviano, ma con scopi ben diversi da quelli sopra citati perché amanti della natura e di tutto ciò che essa può offrire, abbiamo avuto modo di conoscere le più importanti specie di uccelli che sostano regolarmente durante il flusso migratorio primaverile ed autunnale, tra questi Gruccione (Acquaiulo in dialetto), Poiana (Aquilotto), Cesena, Civetta (ciucciuvettola),Merlo, Passera D’Italia (Passaro), Quaglia,Tortora,Colombaccio (Palummo Torchiaro), Tordo Bottaccio e Tordo Sassello (Marvizzo e Marvizzella), Picchio Rosso Maggiore (Pizzicachiouppo), Upupa (Papuscio), Gheppio (Falchetto), Fringuello (Frongillo), Barbagianni (Faccirommo), Storno (Sturno), Monachella (Sciaquaprevola), Gufo, Sparviero (Cristariello), Cardellino (Cardillo). Molte anche le specie arboree presenti fra i quali spicca il possente albero di Quercia, Roverelle, Castagni selvatici, Acacia, Lecci, Sambuco e Lampascioni e anche qualche piantagione di noccioleti e cachi che si trovano nei territori destinati a coltura agraria, tuttora curati da privati.
Avventurandoci a piedi si può costantemente sentire l’intenso profumo di numerose erbe aromatiche come il timo, il rosmarino, la salvia, l’erbe cipollina, il finocchietto selvatico, l’aneto e origano in grosse quantità. Verdura in abbondanza: cicoria, broccoli selvatici, rucola, cardi, cardilli (cicorione), tarassaco (dente di leone), ma soprattutto i richiestissimi asparagi sia violetti che bianchi. Infine nei periodi a cavallo fra metà agosto e fine ottobre la montagna, visto il suo clima caldo-umido, diventa covo fertile per lo sviluppo e la nascita di molte specie di funghi primo fra tutti il gustosissimo fungo porcino (in quel determinato periodo va letteralmente a ruba da persone esperte per la ricerca dei funghi), chiodini (armillaria mellea), ovuli, armillaria tabescens (simili ai chiodini). Alla fine della strada tortuosa si arriva alla piana. È assai incolta, dominata da castagneti, querce ed erbacce di ogni genere, ma priva di rifiuti o altro che possa danneggiare la flora e la fauna di questa bellissima e selvaggia area incontaminata. Dalla stessa piana, è possibile ammirare un panorama mozzafiato che va dal monte Somma, Vesuvio, Monti Lattari e addirittura l’isola di Capri. Nei decenni scorsi il Comune affidava in fitto a dei coloni i terreni destinati a coltura agraria dietro pagamento di un canone; vista la quasi totale dimenticanza, il Comune rinnova i fitti e di conseguenza riceve i canoni? Sono passati tantissimi anni, chi è subentrato ai coloni del secolo scorso? In totale assenza di sorveglianza, chi ci assicura che siano stati rispettati i confini che dividono l’uso agricolo da quello destinato al pascolo? Perché il comune non riprende in mano la faccenda cercando di sbloccare una situazione col tempo divenuta assai ingarbugliata? Perché non si prendono i dovuti provvedimenti tesi a riqualificare il territorio liberandolo dai rifiuti, attuando un rifacimento della strada e ancora creare una bellissima area attrezzata con sentieri e punti di intrattenimento seguendo l’esempio di altri paesi? Perché non si agisce concretamente alla rivalutazione dell’unico luogo naturale della nostra comunità?