Antonia Arpaia non ha ancora 10 anni, ma la sua giovanissima esistenza è stata già tracciata più volte dalla sofferenza e soprattutto dalla Fede, una devozione che a quanto pare le avrebbe consentito di superare problemi fisici piuttosto gravi. Tutto attraverso la mediazione del patrono di Poggiomarino, Sant’Antonio da Padova, a cui la famiglia è particolarmente legata. Un amore intenso e sconfinato che gli Arpaia mostreranno domani, quando consegneranno alla parrocchia una nuovo scultura del santo da portare tra i quartieri cittadini durante la “tredicina” di giugno, evitando il tal modo che la statua originale possa rovinarsi. Ma la storia del nucleo familiare, composto da sette persone, è così forte ed emozionante che va raccontata tutta d’un fiato: una vicenda in cui non si riescono a celare i tre “miracoli”, le tre grazie di Sant’Antonio che in più occasioni ha “salvato” la piccola Antonia. La mano del patrono si è posata sulla piccola sin da subito, da quando era ancora nel grembo della mamma Franca Izzo: «Era l’aprile del 2003 – racconta la donna – quando ho scoperto di aspettare la mia bambina. Ma a giugno mi crollò il mondo addosso quando il medico mi disse che avevo delle forti minacce d’aborto e che non ci sarebbe stato nulla da fare per salvare il feto che portavo dentro».
Ma la mamma non si arrese e chiese la grazia a Sant’Antonio. In quei giorni la “tredicina” ed il Santo passarono nel suo cortile: «Il giorno dopo – riprende Franca – tornai dal ginecologo che incredulo mi comunicò che tutti i valori erano rientrati nella norma e che non avrei perso la piccola». La bimba, infatti, nasce ma pochi giorni dopo sta male. Non respira più. I genitori corrono in ospedale e la neonata viene ricoverata. Qualche settimana dopo la batosta: «Mi comunicarono che Antonia aveva gli anticorpi alle stelle – ricorda ancora mamma Franca – e che dunque il suo cervello non sarebbe cresciuto assieme al corpo, costringendola ad una vita da eterna lattante». La donna si affidò e pregò ancora Sant’Antonio e come per incanto le analisi successive ebbero esito positivo. «Il primario dell’ospedale in cui Antonia era ricoverata affermò che nella sua carriera non aveva mai assistito a nulla di simile», ricorda ancora la signora Izzo.
Ma non è finita perché a quattro anni, per una banale caduta, la bambina si frattura un braccio. La lesione non è esposta ma scomposta ed ha reciso un’arteria. Al Santobono ed al Cardarelli comunicano alla famiglia Arpaia che l’unica soluzione per evitare il decesso della piccola è l’amputazione dell’arto. Tornano terrore e disperazione: e torna di nuovo la devozione verso il patrono poggiomarinese. Arriva un luminare, ed anche questa volta Antonia è salva, senza alcun intervento chirurgico invasivo. Le tre grazie ricevute dalla bambina, dunque, hanno spinto gli Arpaia a rivolgersi agli scultori Serpone di Napoli per una nuova statua del Santo che verrà consegnata domani al parroco don Aldo D’Andria durante la messa delle 19. La funzione sarà preceduta da una processione che partirà da via Nuova San Marzano, dove vive la famiglia della bambina.